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mercoledì 19 gennaio 2011

Nella sponda sud del mediterraneo pericolo di islamizzazione

I recenti fatti tunisini, giunti alle sollevazioni popolari algerine hanno innescato una situazione di potenziale pericolo per la sponda nord del Mediterraneo. Se, da un lato la situazione potrebbe avere sviluppi positivi indirizzando questi paesi verso una democratizzazione in grado di consentirgli uno sviluppo sociale ed economico che permettesse un salto di qualità per la popolazione, dall'altro il pericolo dell'islamizzazione della società si fa ora più concreto per diversi motivi. Nel caso tunisino il dittatore che governava lo stato con metodi clientelari manteneva il tessuto sociale impermeabile ad una diffusione dell'islam radicale, seppure con metodi anche violenti. Non si vuole, con questo riabilitare una figura certamente negativa che governava con un misto di clientelarismo familiare ed una violenza diffusa, impedendo le normali regole democratiche, il punto è un altro, in casi come quello tunisino la storia ci ha insegnato che le posizioni più radicali sono quelle che meglio intepretano le pulsioni popolari e ne guadagnano i favori nei momenti immediatamente successivi alla cacciata dei dittatori; quello che la Tunisia rischia è di passare da una dittatura terribile ma laica ad una ugualmente terribile ma religiosa. Siamo in un tessuto sociale indebolito da anni di dittatura, che non contiene o non gli contiene abbastanza gli anticorpi per scongiurare e resistere ad una nuova forma dittatoriale sebbene nascosta dietro tendenze plebiscitarie come potrebbe essere l'avvento di un movimento teocratico. Occorre ripensare a casi come l'Iran dove l'iniziale entusiasmo per la caduta del tiranno ha lasciato spazio ad una delusione più profonda per il nuovo potere salito a comandare la nazione. In questi casi il ruolo dell'esercito è fondamentale, se le forze armate vengono coinvolte nel processo di democratizzazione di solito sono un baluardo contro l'estremismo religioso. Ancora più complicata la situazione algerina per la presenza di sacche importanti di estremisti islamici spesso collusi con parti dello stato non proprio propense a regole democratiche, qui ancora più che nella vicina Tunisia il rischio che i fondamentalisti islamici si insedino al potere è concreto. Cosa vorrebbe dire per l'Europa ed in special modo per i paesi che stanno sulla sponda nord del Mediterraneo avere dei vicini governati da movimenti islamici, contando anche il regime di Gheddafi e l'Egitto dove il peso politico degli islamici diventa man mano più pesante? Ci sono vari aspetti che vanno considerati, il primo e più immediato è il flusso di persone clandestine che potrebbe aumentare vertiginosamente per seguire l'esempio libico di tenere sotto ricatto i paesi europei ed in special modo la Francia data l'origine di ex colonie di quel paese di Algeria e Tunisia, la seconda fonte di preoccupazione è di ordine economico dato l'alto numero di gasdotti che transitano da quei paesi, il terzo motivo è di ordine politico: per i fondamentalisti islamici potere governare due paesi che si affacciano direttamente sul Mediterraneo e sono ricchi di materie prime potrebbe essere un trampolino di lancio per la propaganda religiosa in tutte le sue forme da quelle pacifiche fino a quelle violente. Avere come coinquilini del Mediterraneo stati laici significa avere problemi in meno su più livelli, trattare con stati laici significa avere piani comuni di dialogo che favorirebbero la cooperazione comune ed in quest'ottica deve essere intrapresa e sviluppata l'azione della UE che deve dare sostegno ai movimenti politici e civili di origine laica per impedire di avere di fronte alle coste europee potenziali teocrazie.

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