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martedì 8 febbraio 2011

Egitto: l'assenza di Al Qaeda

Nella rivoluzione egiziana spicca, oltre all’impreparazione americana, anche il silenzio assordante di Al Qaeda. L’Egitto non e’ solo un paese chiave per gli USA, specularmente lo e’ anche per l’organizzazione terroristica piu’ integralista e piu’ temuta. Il paese delle piramidi e’ la porta per arrivare ad Israele, e; la chiave di volta del processo di pace mediorientale, se cade questa chiave il fragile equilibrio si accartoccia su se stesso. L’ultimo attentato Qaeddista sul suolo egiziano e’ stato il tragico raid contro una chiesa cattolica di Alessandria, poi piu’ nulla, nessuna dichiarazione, nessuna presa di posizione. Il sospetto e’ che come i nemici americani anche Al Qaeda sia rimasta sorpresa dagli eventi, che i fatti si siano svolti ad una velocita’ inaspettata. Se questo fosse vero si dimostrerebbe come anche Al Qaeda abbia sottovalutato le tendenze che covavano sotto la cenere nella terra dei faraoni. E’ possibile che anche Al Qaeda, si sia concentrata troppo sulla guerra afghana tralasciando le altre aree di crisi, tralasciando opportunita’ importanti per guadagnare alla sua causa territori cosi’ decisivi e determinanti? Se non fosse fantapolitica sembrerebbe che dietro i due nemici ci sia la stessa testa; ma lasciando le ipotesi da romanzo pare piu’ verosimile una identica limitazione di visuale che non ha previsto e contemplato che Mubarak fosse messo cos’ in difficolta’ da una piazza sottovalutata. Ci puo’ essere un’altra soluzione che non e’ in definitiva in contrasto con quella precedente: Al Qaeda e’ meno forte di quello che si crede specialmente in Egitto e la situazione che si e’ venuta a creare ha generato difficolta’ alla manovra integralista, a cui probabilmente riusciva piu’ facile muoversi all’interno del regime di Mubarak, dove, contrariamente alle apparenze, poteva godere di uno spazio di manovra limitato ma certo. Se questo e’ vero si spiega la difficolta’ il silenzio attuale: Al Qaeda non riesce ad occupare in qualche modo, anche solo parzialmente, il vuoto di potere perche’ i canali che gli garantivano il movimento non ci sono piu’. In questo scenario l’esercito gioca sicuramente un ruolo fondamentale perche’ di tradizione laicista e quindi certamente non disposto bene verso integralisti religiosi. Se questa ipotesi e’ almeno verosimile la transizione verso un nuovo tipo di stato e di governo della situazione egiziana non puo’ che essere visto con speranza.

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