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lunedì 28 febbraio 2011

Gli USA protagonisti dell'azione diplomatica per la Libia

La situazione libica continua ad essere grave, mentre a Tripoli si continua a combattere ed il regime rimane asserragliato nelle sue roccaforti, Bengasi prova a darsi un autogoverno che permetta di smarcarsi, anche con una struttura politica, dal regime dittatoriale. A questo neonato governo della Cirenaica serve subito un riconoscimento internazionale per accreditarsi sul panorama diplomatico, in questo senso si è espressa positivamente la segretaria di stato USA, Hillary Clinton, che pensa ad un'azione congiunta con la Russia, la UE ed alcuni pesi arabi per inviare aiuti ai ribelli. Il primo passo potrebbe essere la tanto auspicata zona di non volo, che darebbe fondamento giuridico alle ritorsioni ad eventuali tentativi di bombardare i rivoltosi da parte dell'aviazione di Gheddafi. In questa fase gli Stati Uniti dimostrano di essere di gran lunga ancora il paese più importante nel panorama diplomatico, prendendo l'iniziativa sulle proprie spalle e coordinando una platea di stati timidi nell'azione contro il dittatore di Tripoli. La manovra statunitense ha l'evidente obiettivo di cercare di accreditarsi come partner affidabile alla nascente nuova nazione libica. Obama in questo frangente mira a non essere inquadrato come esportatore forzoso di democrazia, invertendo la tattica di Bush jr., ma di essere soltanto un sostenitore dei popoli in rivolta per rovesciare la dittatura. Sia dal punto di vista politico, che da quello economico, la nuova tattica americana pare quella vincente e più sostenibile, del resto uno degli obiettivi dichiarati del presidente degli USA, è quello di cercare di mettere sotto una nuova luce il paese a stelle e strisce, senza, peraltro, sconvolgere la politica estera americana, che continua nel solco dell'atlantismo. Certo dopo la caduta dell'impero sovietico, il basso profilo della Cina, anche per il fatto di non essere essa stessa una democrazia e l'incompiutezza della UE, gli USA restano l'unica grande potenza globale, con il compito di esercitare il ruolo di gendarme del mondo, colmando anche il vuoto delle organizzazioni sovranazionali. L'attivismo in campo diplomatico segnala che gli USA hanno deciso di giocare fino in fondo la propria partita.

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