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martedì 22 febbraio 2011

Obama: crisi arabe e lotta all'antiamericanismo

Gli USA stanno valutando diverse opzioni per la crisi libica; mentre Gheddafi usa mercenari come cecchini per sparare sulla folla ed aerei dell'aviazione militare per bombardare i manifestanti, l'amministrazione Clinton pensa ad un intervento internazionale per evitare il protrarsi delle stragi libiche. Gli Stati Uniti hanno la concreta possibilità di scrollarsi di dosso l'antiamericanismo viscerale degli arabi inserendosi come protagonisti nella ricerca di una soluzione pacifica. Se questa strategia otterrà i frutti sperati, gli USA possono pensare di ribaltare il loro rapporto con la Libia fino a guadagnare un nuovo alleato. E' questo il programma che l'apparato di Obama sta studiando per accrescere il proprio peso specifico all'interno della parte sud del Mediterraneo cercando di fare mutare parere all'opinione pubblica araba. Quello dell'antiamericanismo è un problema molto sentito da Obama, che fin dall'inizio della sua elezione ha mutato l'indirizzo della politica estera statunitense, cercando di presentare lo stato a stelle e strisce sotto un'altra luce. Anche in Afghanistan, pur mantenendo un apparato militare consistente, sono state elaborate strategie di affiancamento all'azione bellica che hanno previsto un forte investimento per spese mediche e sociali, che hanno cercato di coinvolgere attivamente la popolazione locale. Le rivolte attuali, che pure hanno tra le altre anche una matrice integralista, si contraddistinguono per la richiesta di diritti civili a lungo negati; è questo il terreno comune che gli USA cercano di percorrere per affiancare e collaborare con le popolazioni arabe in rivolta. Gli USA hanno al loro arco una freccia molto importante essendo i creatori ed i distributori della nuova tecnologia che ha permesso, di fatto, le rivolte ed il loro successo. Facebook e Twitter sono già ambasciatori positivi degli Stati Uniti presso i giovani arabi che usano questi strumenti come i loro coetanei occidentali, quindi il mezzo della cultura, peraltro tanto temuto dagli integralisti islamici, può sfondare barriere fino ad ora rimaste serrate.

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