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lunedì 28 marzo 2011

Guerra umanitaria e guerra preventiva

Qual'è la differenza tra intervento umanitario e guerra preventiva? Non è una domanda retorica, dato che ormai spesso le due cose coincidono. Con l'avvento della dottrina della guerra umanitaria, che deve cioè essere intesa come operazione di polizia internazionale tesa a difendere la popolazione civile da atti militari contro di essa, le organizzazioni sovranazionali hanno spesso esercitato questo diritto/dovere intervenendo, appunto come forza esterna, a sanzionare "manu militari" l'oppressore di turno. La questione è quale è stato e quale deve essere il motivo che fa scattare questa reazione? Nel passato i casi più eclatanti sono stati l'impiego della forza contro Serbia, Iraq ed Afghanistan (questi ultimi due peraltro operazioni ancora in corso), attualmente una coalizione occidentale sta agendo in Libia. Mentre in questi paesi si è agito più o meno speditamente in altri casi l'intervento è stato limitato al presidio territoriale di caschi blu, spesso inefficienti, o nel maggior numero delle evenienze non vi è stato alcun intervento diretto, ma solo blande sanzioni o dichiarazioni d'intenti a cui non è seguito nulla. Il sospetto che dietro la giustificazione della cosidetta guerra umanitaria si nascondano altri motivi è stato da subito strisciante. In effetti, pur essendo presente la possibilità o peggio la certezza di gravi azioni sulla popolazione inerme, l'intervento militare è spesso parso come operazione intrapresa a causa di quell'unico fine. Se in Serbia non vi era petrolio era pur vero che stava accadendo qualcosa di pericoloso dentro i confini europei, in una zona strategica dove non si potevano permettere zone d'ombra di instabilità; in Afghanistan l'intervento è stato dettato dal periodo seguente all'undici settembre e si può vedere come un investimento sulla sicurezza occidentale, per fermare la formazione e lo sviluppo delle formazioni terroristiche; più complesso il caso iraqeno, dove la presenza di un dittatore che angustiava il proprio popolo, è stato eliminato, in ritardo, con un falso motivo, la presenza di armi di distruzione di massa, su di un territorio ricco di greggio. E siamo alla Libia, dove l'intervento in corso è partito tra mille fraintendimenti e difficoltà contro un personaggio con cui gli stati che ora lo attaccano, hanno sempre avuto rapporti duraturi. Tutti questi casi, parlano chiaramente di interventi dove l'emergenza umanitaria esiste ma non è condizione sufficiente a determinare l'intervento, ne consegue che la regola è che deve essere presente anche una ragione accessoria, che però è spesso quella determinante per l'intervento militare. Siamo così alla guerra preventiva, lo schema è quello di intraprendere una azione militare per regolare una situazione potenzialmente pericolosa, per l'avvio è necessaria una causa che faccia presa sull'opinione pubblica e giustifichi l'intervento. Siamo nello stesso caso della guerra umanitaria? La risposta è si, in questo momento storico le due cose coincidono, è lo schema vigente per operare azioni militari su vasta scala, speriamo che il prossimo passo sia riuscire a scindere le due cose e si intervenga per tutti i casi di emergenza umanitaria, ma per fare questo è necessaria una forza armata dell'ONU.

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