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venerdì 11 marzo 2011

I dubbi sulla UE

Si sono verificati una serie di episodi che mettono in grande dubbio l'efficacia dell'Unione Europea, almeno dal punto di vista politico e più strettamente della politica internazionale, e che devono porre questioni cruciali perfino sulla sua ragione di essere. Fatta salva l'importanza culturale e ancor più economica dalla UE, che ha raggiunto risultati consistenti, come la moneta unica, la libera circolazione delle persone e delle merci, la redistribuzione del reddito europeo agli stati, mediante aiuti e finanziamenti atti a portare sviluppo, la situazione politica è di forte immobilismo. Si è preferito, forse in maniera troppo affrettata, adottare la tattica di includere più stati possibli, ed il processo continua, senza verificare le effettive intenzioni dei governi su temi politici comuni e sul reale senso di appartenenza all'Europa. I nuovi stati sono stati attratti dalla possibilità di entrare in un mercato comune praticabile e dalla possibilità di ricevere aiuti, senza condividere i sentimenti europeisti degli stati fondatori. Si è arrivati al paradosso di consentire l'entrata di stati governati da partiti realmente antieuropeisti. Spesso l'attività dei nuovi stati è stata sollevare eccezioni così da rallentare ilprocesso decisionale di Bruxelles. Non che le vecchie nazioni siano state da meno, ci sono casi nei quali i vecchi componenti della UE pare si siano adeguati all'ostruzionismo dei nuovi, senza coinvolgerli nell'effetivo processo europeista convinto. Anche il caso Inglese e di quei paesi che non sono entrati nell'area euro è simbolico, la moneta unica dovrebbe essere un requisito essenziale per essere dentro l'Unione. Ci si trova così in una condizione dove il reale processo di unificazione che deve portare agli Stati Uniti d'Europa è praticamente fermo per i mille granelli immessi negli ingranaggi; non si trova una linea comune su cui muoversi velocemente per dare finalmente il giusto impulso decisionale agliorganismi centrali. Il caso francese, nella politica internazionale, è emblematico. Di fronte ad un immobilismo ed alla indecisione di Bruxelles, su di un tema così importante, il governo francese ha deciso di muoversi per suo conto. E' un gesto senza precedenti, che in un momento molto grave, crea un precedente pericoloso. Le conseguenze di questo atto rischiano di minare per il futuro la politica estera comunitaria. Senza contromisure, di carattere legale, ma sopratutto condiviso dalla maggioranza, che diano maggiori capacità di azione agli organi centrali, si rischia di avere 27 politiche estere diverse, talora contrastanti se non opposte. A ben vedere questa anarchia comunitaria fa il paio con chi non vuole la moneta unica, è tutta una teoria che contrasta il fine della UE. Occorre ridiscutere tutto il processo unificatorio ponendo alla base requisiti minimi di entrata, che vertano sulla comune condivisione di strumenti ed obiettivi. Pur non essendo possibile riazzerare tutto il processo e ripartire da zero, una attenta revisione dovrebbe essere contemplata, altrimenti gli Stati Uniti d'Europa saranno soltanto una chimera.

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