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mercoledì 27 aprile 2011

Cina ed USA si incontrano sul tema dei diritti

Partono oggi gli incontri bilaterali tra Cina ed USA sul tema dei diritti umani. L'incontro è stato sollecitato dagli USA, che vedono una pericolosa recrudescenza della repressione verso gli oppositori nello stato cinese. Gli USA arrivano a questo summit in una posizione di debolezza, le rivelazioni di wikileaks, sul trattamento e sui modi di reclusione dei detenuti di Guantanamo, hanno aperto uno squarcio sconcertante per la nazione che si è più volte posta come esportatrice di democrazia nel mondo. L'intento americano è quello di fare scendere la violenza e l'intensità della repressione di Pechino, che avviene, sostanzialmente per un motivo preventivo; infatti la paura dell'estendersi fino all'estremo levante del continente asiatico del vento della primavera araba si coniuga alla difficile situazione cinese dovuta, nel momento attuale, all'aumento inflattivo dei prezzi, che sta generando, nella terra del comunismo egualitario, un profondo divario tra ceti ricchi e poveri. Questa situazione viene vissuta con viva apprensione dalle dirigenza cinese, che ha basato la propria politica statale sul principio dell'armonia totale, ormai oggettivamente molto difficile da mantenere. Sul tutto aleggia poi il problema dei diritti civili, con il quale il Partito Comunista Cinese ha da sempre un rapporto molto difficoltoso. La Cina ha sempre affermato di non tollerare ingerenze sulla propria politica interna, atteggiamento che bilancia affermando di non volere ingerire in campo internazionale (assunto opinabile giacchè la Cina, attraverso la propria ingente liquidità interviene molto sulla politica interna di diversi stati, ad esempio di molte nazioni africane), ma il fatto che abbia accettato di partecipare a questo vertice su di questo esplicito argomento rappresenta quindi una novità. Quello che appare, con l'accettazione dell'incontro, sembra essere un riconoscimento implicito del problema; la Cina è conscia di essere al centro dell'attenzione internazionale per le repressioni che infligge al suo popolo e ciò risulta essere controproducente anche dal lato economico. Ma l'ulteriore novità è che gli USA non partono da una posizione tale da potere effettuare i rilievi che intende fare alla Cina. La situazione rischia di creare un'impasse, uno stallo dove entrambi i soggetti possono rinfacciare all'altro la scarsa autorità in tema di diritti umani. La questione non è irrilevante, ormai le superpotenze sono solo due, la Russia è retrocessa e la UE non ha mai assunto quel ruolo da protagonista sulla scena internazionale tale da permettergli di relazionarsi alla pari con i due colossi.
Se la credibilità americana subisce una defaillance come quella creata da wikileaks, non vi è un interlocutore accreditato per addebitare alla Cina i propri metodi repressivi. Tra l'altro non è da escludere che Pechino abbia accettato il confronto proprio in questo momento di difficoltà per Washington. Tuttavia per la Cina appare impossibile procrastinare un cambio di direzione al proprio interno, la forte sperequazione dei redditi è già fonte di profondi dissidi sociali e la questione dei diritti civili deve essere affrontata in una qualche maniera positiva, concedendo almeno alcune prerogative fondamentali legate alla cittadinanza. In questa ottica, se ci sarà una revisione della politica interna, la Cina potrà rappresentare un interessante laboratorio sociale.

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