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lunedì 11 aprile 2011

La Cina accusa gli USA del mancato rispetto dei diritti umani

La Cina, messa sotto pressione per le ripetute violazioni dei diritti umani, gioca la carta dell'antiamericanismo per distogliere da se stessa le attenzioni mondiali, dopo il recente incremento della repressione interna, nel timore di manifestazioni anti governative, come successo nel mondo arabo. La strategia cinese punta il dito sugli USA, che si ergono a giudice supremo delle violazioni dei diritti umani in casa d'altri, senza ammettere le loro violazioni. Quello che la Cina accusa è di utilizzare l'argomento dei diritti umani col fine di ingerire negli affari interni degli altri stati. L'argomentazione, pur avendo il sapore di vecchio strumento anti imperialista, ha un fondo di verità: il comportamento degli USA nelle guerre afghana ed iraqena non è stato adamantino e probabilmente gli episodi e l'esistenza stessa di Guantanamo, non depongono a favore degli Stati Uniti. Quello che è singolare che la critica venga mossa soltanto agli USA, quando si potevano accusare anche altri paesi, che condannano la Cina, ma non sono altrettanto trasparenti. La verità più probabile è che dietro questa presa di posizione, si celi l'inizio di una battaglia tra quelle che sono ormai le due più grandi potenze della terra. Citare il mancato rispetto dei diritti umani da parte degli statunitensi permette inoltre di aggregare una vasta platea internazionale, che in nome dell'antiamericanismo, si può trovare sotto lo stesso ombrello nonostante differenze rilevanti. Resta il fatto che la Cina ha la coda di paglia sull'argomento e non è certo il soggetto che può permettersi critiche verso qualsivoglia stato. Il livello di repressione di questi giorni dimostra come il gigante asiatico sia in difficoltà al suo interno ed ha bisogno che i riflettori internazionali si spengano al più presto per meglio tacitare il dissenso.

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