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lunedì 18 aprile 2011

L'azione iraniana nel Golfo Persico

Mahmoud Ahmadinejad accusa pubblicamente gli USA ed Israele di provocare tensione nei paesi arabi, dopo che le monarchie del Golfo Arabo hanno chiesto all'Iran di cessare l'ingerenza nei loro affari interni.
Il motivo dell'ingerenza di Teheran, paese a maggioranza scita, che è un problema esistente e concreto, riguarda la notevole presenza scita, che in molti casi denuncia pesanti discriminazioni nei paesi del Golfo, in nazioni governati da famiglie sunnite. Il tentativo di sfondamento politico da parte iraniana è la conseguenza di un piano elaborato per aggiudicarsi la supremazia morale, come nazione, nell'ambito dell'Islam. L'antagonismo con l'Arabia Saudita è cosa nota e che si trascina da molto tempo tra i due paesi, ed è data dal fatto che entrambi rivendicano di essere la guida degli islamici. Teheran ha approfittato ed approfitta del vento di rivolta che soffia sui paesi del Golfo per spingere gli sciti contro i propri governi. L'operazione nasce, però in un contesto molto rigido, in paesi con diritti limitati e la situazione che si presenta risulta essere una novità. Questo determina uno spaesamento dei regimi del Golfo che si trovano spiazzati di fronte alle crescenti proteste. Quello che viene accusato all'Iran è di fornire agli sciti in rivolta, sostegno sia metodologico, che finanziario per organizzare le proteste. La reazione del presidente iraniano è curiosa, perchè accomuna perfino Israele alle dinastie del golfo, ma non è del tutto sbagliata perchè a Tel Aviv non conviene un sovvertimento nei paesi arabi sunniti. Intanto il ministro degli esteri iraniano si muove presso l'ONU per una richiesta d'intervento che ponga fine alle repressioni nei paesi sunniti.

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