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giovedì 14 aprile 2011

Unione Europea: pericolo di disgregazione

Il malessere che corre in Europa produce sintomi preoccupanti per il futuro dell'unione. Gli euroscettici, pur essendo una minoranza, prendono campo grazie alle divisioni in seno all'istituzione ed anche per le mancanze oggettive di Bruxelles. La crisi economica ha aperto le prime ferite, l'incapacità di governare le difficoltà e di proporre alternative in grado di turare le falle giunta alla mancanza di fare sistema, ha risvegliato dissidi che parevano sopiti. I rigidi paletti imposti, con l'intento di fermare l'inflazione e costruire bilanci in linea ai parametri europei, hanno cozzato contro gli intenti dei politici che hanno bisogno di risultati immediati con cui placare gli elettori. La necessità di risultati subitanei è in contrasto con la velocità delle trasformazioni economiche nell'ambito del mondo globalizzato; in questa ottica non c'è tempo per programmi di lungo periodo, su cui, invece si fonda, giustamente, la costruzione dei piani economici europei. In questi spazi di euroscetticismo c'è posto per gli speculatori, cioè coloro che puntano ad un uso flessibile della svalutazione della moneta per giocare sui guagni delle esportazioni; questa era una politica comune prima dell'euro, la svalutazione selvaggia consentiva risultati immediati per la politica, per i quali la nostalgia non è mai scemata. Ma la situazione è precipitata con il problema libico, a quel punto sono venuti fuori tutti i nervi scoperti dell'Europa. La voglia di protagonismo diplomatico e militare di alcuni stati membri, che hanno travalicato gli organismi centrali europei, peraltro molto lenti a reagire, ha messo letteralmente il dito nella piaga sulle divisioni delle vedute circa la politica estera. Questo è dovuto anche allo scarso controllo delle istituzioni centrali ed al loro scarso potere di indirizzo; questa lacuna, mai colmata, ha permesso, alla prima occasione, l'emersione dei forti contrasti sulla azione diplomatica. L'euroscetticismo pare una caratteristica comune più accomunabile agli schieramenti partitici di destra o di centrodestra di tutto il panorama politico europeo; queste forme partitiche, spesso alleate con formazioni localistiche mal sopportano il ferreo e rigido controllo proveniente da Bruxelles, che vivono come una vera e propria limitazione alla loro azione di governo o di indirizzo; questa scarsa considerazione per l'unione europea deriva dal poco convincimento europeistico e dalla atavica diffidenza verso le istituzioni centralizzate. I momenti di crisi, sia economica che politica, giocano a favore di questi euroscettici, che hanno buon gioco a rimarcare le deficenze dell'azione europea. Tuttavia immaginare una europa disunita ed addirittura senza più la moneta comune, pare molto difficile; il processo di integrazione europea è andato troppo avanti per essere troncato; ma la diffidenza prende campo e questo può causare malanni notevoli. Bruxelles deve imprimere una accelerata alla propria azione, senza una maggiore visibilità ed una azione più incisiva, il processo di disgregazione avrà sempre più presa.

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