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lunedì 27 giugno 2011

Hezbollah trasferisce i suoi arsenali dalla Siria

Nonostante la repressione e la mancanza di notizie dovuta alla censura di Damasco, si è presentato un elemento nuovo, che può dare una indicazione di come procede la rivolta siriana. Sono infatti iniziate grandi manovre per spostare in Libano i depositi degli arsenali di armamenti convenzionali e missilistici, presenti sul suolo siriano, appartenenti alla milizia scita Hezbollah. La fornitura di questi armamenti proviene esclusivamente dall'Iran, che ha sempre usato, con il beneplacito del governo di Assad, la Siria come piattaforma logistica per rifornire e stoccare gli arsenali per Hezbollah, nel quadro della lotta allo stato di Israele. Il fatto che sia iniziato il trasferimento delle armi, tra cui missili di importanza strategica, non può che significare il fatto, che sia Hezbollah, ma sopratutto l'Iran, temano concretemente la fine del regime di Assad. Intanto continua la feroce repressione che ha visto ancora una volta i cecchini governativi sparare sulla folla, ma questo è l'ennesimo segnale della mancanza di una soluzione alla crisi interna. Quello che filtra è che la nazione è in preda all'instabilità e fino ad ora a nulla è valsa l'insistita azione militare, messa in campo da Assad per riprendere in mano la situazione. Quello che si presenta è un ventaglio di possibilità molto ampio, ma la manovra di Hezbollah contempla la reale possibilità che il regime perda il potere. In quest'ottica apparirebbe reale l'azione sottotraccia di potenze occidentali, non come innesco della rivolta, ma come aiuto successivo per portare al potere in Siria le forze di opposizione. La reale posizione chiave della Siria, guadagnata all'occidente, o almeno più vicina alla Turchia, membro NATO, sarebbe un colpo mortale per la strategia iraniana nella regione e porterebbe il movimento Hezbollah al totale isolamento: in un colpo l'assetto geostrategico della regione cambierebbe a favore dll'occidente, permettendo di affrontare la questione palestinese, sopratutto per gli USA, con maggiore calma e con minore assillo per la difesa militare di Israele. L'occasione pare unica per lasciarla sfuggire, ma è necessaria una operazione diplomatica sul filo del rasoio per ricucire i rapporti compromessi tra Ankara e Tel Aviv; il ragionamento pare, però possibile, solo su tempi medi perchè richiede l'avverarsi di una serie di condizioni che solo potenzialmente sono in divenire. Tuttavia il segnale del trasferimento degli arsenali militari di Hezbollah sembra essere motivo di accelerazione verso la definizione della situazione.

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