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sabato 11 giugno 2011

La Cina sempre più intollerante

Il problema dell'opposizione scuote la Cina. Il granitico Partito Comunista, ormai al potere da novanta anni, pare intenzionato a proseguire il suo dominio, sempre più contrastato, continuando a soffocare ogni piccola forma di dissidenza. La costituzione cinese, prevede per le elezioni locali, anche la possibilità di presentarsi al di fuori dell'organizzazione partitica a patto di non essere troppo fuori sintonia con le direttive vigenti. Tuttavia l'avvento di internet ha allargato la possibilità di comunicare il proprio pensiero nella rete, creando una pericolosa falla nel sistema, non più impermeabile, della rigida burocrazia cinese. L'apparato, in allarme, ha subito vietato questi micro blog, ritenuti, certamente a ragione, potenzialmente molto pericolosi. Il governo cinese ha imparato subito la lezione proveniente dalla primavera araba, dove il principale veicolo della protesta è stato proprio internet. Inoltre per ribadire, anche a livello politico che in Cina non vi è alcuna base giuridica per i cosiddetti candidati indipendenti, anche dal Congresso Nazionale del Popolo e dal periodico del Partito Comunista si sono levate voci per sottolineare questo assunto. L'espansione del livello di benessere ha comunque sedato gran parte della società cinese, contribuendo ad addormentare la coscienza civile del paese. La tattica pianificata dal Partito Comunista ha previsto, che con la diffusione dei beni le persone dovevano essere contente e non dovevano avere dei dubbi di sorta, così la via del capitaismo socialista avrebbe potuto proseguire, senza gli intoppi dei diritti sociali. Ma l'industrializzazione, ed anche la terziarizzazione, ha provocato la nascita di urgenze e bisogni che il monolite del partito aveva fino ad allora soffocato facilmente. Lo scambio e la circolazione delle idee hanno generato la nascita, seppure in parti minoritarie, ma sempre crescenti, della popolazione, di una coscienza nuova nell'ambiente cinese, i cui prodromi si erano verificati già con Tienammen, seppure solo nell'ambito studentesco. Era quella una Cina, comunque distante anni luce da quella attuale, dove le idee di contestazione potevano nascere e di fatto erano confinate, solo nelle aree della coltivazione del sapere. L'accesso sempre crescente ad informazioni prima irrangiungibili ha rivoluzionato l'approccio con la popolazione anche da parte dell'organizzazione governativa, che ha dovuto inasprire la guerra alla dissidenza, spesso con leggi e provvedimenti iniqui, che hanno sollevato la protesta e l'indignazione della comunità internazionale. Tuttavia questo inasprimento significa che il potere teme sempre di più che il proprio monopolio venga meno, ma anzichè praticare aperture, anche piccole, preferisce restringere ancora di più quelle minime occasioni di dissenso, prima tollerate, perchè ottenebrato da una paura fisica di esserne travolto.

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