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venerdì 23 settembre 2011

I tentennamenti di Obama sulla Palestina

Mentre Israele mette in opera un dispositivo anti sommossa imponente, in attesa del discorso di Abu Mazen all'ONU, occorre fare alcune riflessioni sul comportamento del Presidente degli USA e del governo americano. L'argomento della politica estera riguardante il problema israelo palestinese, costituiva una parte importante del programma elettorale di Barack Obama e doveva essere la chiave di volta per risolvere definitivamente la questione. Non è andata così, anche l'attuale Presidente USA si è adagiato su posizioni filo israeliane, limitandosi a fornire ai palestinesi aiuti materiali, certamente molto importanti, ma senza assicurare loro, almeno, la propria imparzialità. Obama non ha saputo sganciarsi dalla logica di principale alleato dei Israele, favorendo così uno stallo della situazione. Pur essendo in completo disaccordo con il premier di Tel Aviv, Obama non ha saputo tranciare il cordone ombelicale che lega Washington ad Israele, ed ha solo assunto un atteggiamento distaccato, sul piano diplomatico, che non è servito per sbloccare i negoziati, ma ha obbligato Abu Mazen al passo della richiesta del riconoscimento in sede ONU. Non avere saputo esercitare la pressione dovuta su Israele, pur in un quadro di alleanza stretta e dovuta, potrà avere conseguenze non previste. Inoltre gli USA sembrano non avere presa nemmeno più sugli alleati di lungo corso come la Turchia: anche in questo caso Obama sembra avere scelto il basso profilo, che, tuttavia, non ha risolto la profonda divisione tra Ankara e Tel Aviv. La dottrina di Obama, che sostanzialmente dice che gli USA non devono essere più il centro del mondo, è condivisibile e comprensibile, ma andrebbe attuata in maniera meno netta, se questa è la vera intenzione del Presidente USA. A meno che non si nasconda dietro questa nuova direzione una incapacità di fondo nella risoluzione delle controversie diplomatiche, che, volenti o nolenti, vedono gli USA sono ancora parte in causa, come è assolutamente vero per il caso della Palestina. Non è possibile che gli USA, ora vogliano sfilarsi dalle trattative per il processo di pace, dopo esserne stati i protagonisti per molti anni. Quello che si percepisce è, in effetti, una sorta di mancanza di capacità di essere i gestori delle trattative, manca l'azione decisa ed anche decisiva, in un verso o in un altro, che aveva contraddistinto il passato. Comunque vada, insomma, per gli elettori di Obama si profila un'altra delusione.

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