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venerdì 2 settembre 2011

Un nuovo ruolo per l'ONU

L'assemblea dell'ONU ha risolto con una decisione pilatesca la questione delle flottilla turca, conclusasi tragicamente, davanti a Gaza. Israele è stato ammonito per il proprio comportamento violento, ma il blocco navale della striscia è stato ritenuto legittimo. Ancora una volta le Nazioni Unite hanno perso una buona occasione per legittimare la propria funzione, non assumendo una posizione chiara neanche in una occasione come questa dove la violenza è stata un dato di fatto. L'ambiguità della condotta dell'ONU non porta valore aggiunto ad ogni interrogativo che si presenta sulla sua strada. Senza scelte nette ed una politica definita lo strumento Nazioni Unite perde tutto il suo valore diventando soltanto un ulteriore orpello alle situazioni più intricate. Il caso israeliano è esemplificativo, il mancato contributo dell'ONU, come organo imparziale, ha una grossa parte della responsabilità della mancata definizione del problema. La vecchia legislazione conseguente alla fine della seconda guerra mondiale non permette più risposte adeguate ai tempi; le regole che possono bloccare il Consiglio di sicurezza devono essere superate perchè, di fatto, paralizzano l'attività delle Nazioni Unite. Il primo punto su cui agire è creare una indipendenza effettiva dell'intera organizzazione, dotandola di strutture diplomatiche e militari proprie; ma l'indipendenza funzionale è niente senza un nuovo regolamento che ne sancisca l'autonomia politica dagli stati. Infatti quello che deve essere ripensato e ricostruito deve essere proprio il rapporto con gli stati che deve diventare alla pari e super partes. I vincoli con le nazioni sono troppo pressanti e troppo condizionanti e non permettono il giusto esercizio per cui le Nazioni Unite sono state create. Peraltro la definizione dei ruoli e dei compiti deve essere ricodificata in risposta alle mutate esigenze della nazione mondiale. Ma senza un accordo tra gli stati percorrere queste soluzioni è impossibile, i singoli interessi paiono un ostacolo insormontabile ad una riforma che punti a benefici generali. Il problema è definire questi interessi, e riconoscersi con essi: la pace mondiale, la diffusione del benessere, l'istruzione e la conoscenza, la sanità e la salute, il rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo e delle collettività. Senza avere una comune idea sulla necessità per il mondo intero di questi valori l'esistenza stessa dell'ONU è un dubbio non chiarito.

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