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venerdì 11 novembre 2011

Il rilancio della UE passa per la perdita di sovranità degli stati

Il potere di indirizzo delle istituzioni europee, in realtà della Germania ed in misura minore della Francia, si sta concretizzando, andando ad influire sulle scelte degli uomini che andranno a governare i paesi con maggiori problemi. Se per certi versi pare una invasione del concetto di sovranità, questa visione deve essere, invece superata, alla luce dei nuovi assetti imposti dalla presenza di organizzazioni sovranazionali ed anche dalle soluzioni richieste dalle situazioni contingenti. In realtà le due questioni sono intimamente legate, in un quadro generale di comunità degli stati è normale che se esistono dei problemi gravi in una parte, che oltretutto possono riverberarsi nella totalità, debbano essere ammesse delle "invasioni" in quella che era comunemente definita sovranità nazionale. Gli elementi che concorrono a superare il vecchio concetto sono, nell'attualità del momento, sia di ordine politico che economico, ma in un futuro anche prossimo potrebbero diventare anche di ordine militare. Tale processo, peraltro, dovrebbe essere una logica conseguenza dell'evoluzione, in senso compiuto dell'attuazione dell'Unione Europea da soggetto sovranazionale in soggetto nazionale, secondo le concezioni più tradizionali del termine. Ma ciò sarebbe vero in una situazione ottimale, puramente teorica, un caso da laboratorio politico, non inficiato da tutte quelle variabili di singolarità presenti in ogni singolo stato e rappresentate da istanze localistiche ed interessi limitati ad argomenti ristretti. Certo le modalità di cambio di governo in Grecia e prossimamente in Italia, devia da quella che dovrebbe essere una modalità, che seppure non ancora codificata, dovrebbe incentrarsi su indicazione, certamente non vincolante, dell'autorità di Bruxelles. Purtroppo, proprio la scarsa autorità politica di Bruxelles non può procedere ed allora la responsabilità ricade sul paese capofila dell'Europa: la Germania ed in maniera minore sulla Francia. Esiste una sostanziale differenza circa la leadership dei due paesi nei confronti dell'Unione Europea, pur avendo di fatto creato un direttorio a due, Parigi non ha le stesse prerogative e le stesse esigenze di Berlino. Infatti per la Francia, nonostante le pose e gli atteggiamenti tipici della grandeur, si tratta, in sostanza, di salvare un sistema bancario fortemente esposto ad una grande quantità di titoli tossici, che in caso di crollo provocherebbe l'implosione finanziaria dello stato. Per la Germania è diverso, pur mossa anche da mere esigenze di cassa e di salvaguardia del proprio mercato, è l'unico stato con gli indici in ordine e possiede quindi i titoli per esercitare un ruolo di guida, fortemente supportato e condiviso dalla classe politica, anche se esistono, al contrario, dubbi rilevanti nell'opione pubblica. Tuttavia un aspetto importante della preminenza tedesca è proprio il convinto europeismo del governo in carica. L'analisi di questi aspetti porta diritto alla questione del restringimento della sovranità, di fatto, per alcuni stati, principio che se ora è valido per alcuni potrà essere esteso anche ad altri, pure per casistiche differenti. Nell'area di una comunità di stati che aspira ad una unione ben più stringente della attuale, pur con tutti i distinguo e le resistenze da considerare, occorre accettare, in assenza di norme codificate, l'iniziativa di chi ha più titolo, anche in funzione di salvaguardia, anche suo malgrado, del membro in difficoltà, pena la fuoriuscita dal sistema comune. E' un punto di partenza forzato e forzoso, ma che costituisce, pur nella negatività del momento attuale, l'aspetto più positivo possibile per dare finalmente slancio ad una unificazione politica dell'Europa più completa e reale.

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