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martedì 8 novembre 2011

Iran: quello che il rapporto AIEA può provocare

Intorno all'atteso rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), ruotano questioni vitali per la stabilità mondiale. Se, come sembra verrà affermato, l'Iran sarà considerato in grado di costruire la bomba atomica, cosa per altro smentita da Teheran, si andranno a creare situazioni particolarmente pericolose, specialmente ricordando l'esperienza immediatamente antecedente alla dichiarazione della guerra all'Iraq, proprio per il motivo della possibile presenza, poi smentita, di armamenti nucleari. Ad aggravare il clima di tensione la notizia della presenza di tecnici nordcoreani e pachistani, che avrebbero collaborato con l'Iran, fornendo la propria conoscenza, per la costruzione dell'ordigno nucleare. Tuttavia il timore è che il rapporto si basi su conclusioni deduttive e non accertate, risultanti anche dal comportamento non chiaro del governo iraniano verso i tecnici dell'AIEA. Ma per Israele ciò sarebbe sufficiente per alimentare lo stato di crescente preoccupazione presente nel paese e che potrebbe essere la causa di una risposta armata preventiva contro Teheran. Per l'AIEA si tratta di una grossa responsabilità giacchè quello che verrà scritto sul suo rapporto potrebbe causare un conflitto ben più pericoloso di quello iraqeno, ma anche presentando una relazione veritiera, che esprima e tenga conto di tutte le difficoltà di una analisi completa e certa, può rappresentare il pericolo di una strumentalizzazione di quanto esposto, sia da una parte che dall'altra. Malgrado le pressioni di Israele, che ben difficilmente vorrà attaccare obiettivi iraniani senza l'approvazione americana, la tendenza del governo di Obama è quella di puntare ancora sulla via diplomatica, lasciando la soluzione armata come ultima opzione percorribile. Una possibile strada è quella di esercitare ancora maggiore pressione tramite l'utilizzo di sanzioni internazionali mediante il coinvolgimento ulteriore di nuovi stati. Il pensiero dell'amministrazione di Washington è che le sanzioni fin qui praticate siano state troppo blande e non abbiano sortito gli effetti per cui sono state dichiarate, quindi non è stato lo strumento ad essere inefficace ma le modalità di applicazione che non hanno saputo creare una difficoltà economica oggettiva al regime iraniano. A differenza della lettura israeliana del rapporto AIEA, secondo gli USA l'interpretazione corretta deve essere in grado di coinvolgere Russia e Cina nell'adesione alle sanzioni contro l'Iran, per sanzionare la Repubblica islamica ad una condanna più estesa, proprio da parte di quei paesi, come appunto Mosca e Pechino, che hanno maggiori legami economici con Teheran. La tattica di Obama è chiara, anche se vista in ottica dell'imminente campagna elettorale delle presidenziali americane. Il Presidente uscente vuole continuare ad essere accreditato come il soggetto che ha cambiato la tattica fondamentale della politica estera USA, prediligendo il dialogo alle prove di forza, tuttavia per gran parte dell'elettorato questo atteggiamento potrebbe essere visto come segnale di debolezza nei confronti di un nemico storico degli Stati Uniti.

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