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martedì 22 novembre 2011

Superare il G7

Il numero uno di Goldman Sachs, Jim O'Neil, prevede che entro il 2027 la Cina sarà l'economia numero uno del mondo e che il PIL di India e Brasile crescerà in maniera esponenziale. Da qui la necessità di una riforma del G7, che dovrebbe riunire le maggiori economie mondiali per dare gli indirizzi dello sviluppo. Il funzionamento del G7 è infatti sostanzialmente fermo, se non per pochi aggiustamenti, alla sua fondazione avvenuta nel 1975. Da allora troppo è cambiato sia sul piano economico, che politico ed il mondo è totalmente diverso, grazie ai grandi mutamenti che hanno ridisegnato lo scenario internazionale. Non ha più senso tenere fuori dal ristretto gruppo che dovrebbe guidare l'economia mondiale sistemi economici come la Cina, il Brasile, l'India e la Russia, che costituiscono i principali motori dell'economia della terra. Secondo O'Neil la partecipazione al G7 di ben tre paesi che fanno parte dell'area euro: Germania, Francia ed Italia non ha alcun senso, sopratutto se si pensa alla forza economica non solo dell'Italia, ma anche della Francia, viceversa, una unificazione effettiva delle economie mediante riforme del governo dell'euro, sarebbe preferibile perchè porterebbe un solo socio nel G7, ma con una forza maggiore. Una partecipazione più fattiva delle nuove potenze al governo dell'economia dovrebbe essere ormai un fatto assodato, che nessun G20 mitiga, perchè troppo ampio. Viceversa un consesso più ristretto potrebbe prendere delle decisioni più appropriate, nell'ottica effettiva della potenza economica. Certo sarebbe una perdita di potenza per l'occidente ridotto, nella migliore delle ipotesi alla presenza di USA, Gran Bretagna, Giappone ed Europa (area Euro), con l'eliminazione anche del Canada perchè troppo piccolo come economia. Forse quello da riformare è proprio il pensiero della logica economica nella visione complessiva che non deve più privilegiare uno scenario che favorisce, in ambito decisionale, le economie più ricche. Però non visto da occidente questo teorema sembra volere ribadire la supremazia delle economie più ricche di più antico lignaggio, penalizzando le economie emergenti, che però sono quelle che stanno diventando prevalenti. La necessità è di riequilibrare anche in altri ambiti, quello che rappresenta la normativazzione che si cerca di dare al mercato, anche in altri ambiti, come quello sovranazionale: si pensi alla costituzione che regola il Consiglio di sicurezza dell'ONU, ancora fermo al periodo immediatamente successivo al secondo dopoguerra: l'apertura a maggiori soggetti potrebbe favorire una maggiore integrazione, necessaria a compensare la sempre crescente globalizzazione. Tuttavia anche prendere in esame la creazione di organismi ex novo, sopratutto per l'economia, potrebbe rappresentare una soluzione per ricercare nuove forme di governo dell'economia mondiale potrebbe essere una soluzione da percorrere. Considerando questa possibilità, ma non solo, l'apporto dell'occidente dovrebbe essere di natura maggiormente normativa, per fare sviluppare quelle legislazioni necessarie per garantire una concorrenza equa attraverso la tutela del lavoro estesa a tutte le economie, almeno quelle più rilevanti, con una maggiore permeabilità in quei sistemi economici più restii a garantire le sicurezze di base al mondo del lavoro. Si tratta di una sfida epocale per riformare in senso più ampio tutta l'economia del pianeta verso una maggiore equità, che possa garantire un pieno accesso alle opportunità per tutti i lavoratori del sistema terra.

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