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giovedì 15 dicembre 2011

Dalla conferenza cinese sull’economia, indicazioni per il futuro dell’economia globale

Quella conclusa da poco, è stata una conferenza nazionale dell’economia cinese cruciale per i temi trattati, le decisioni prese e le ricadute che avranno sull’intero sistema economico mondiale. La Cina, alle prese con il problema inflazione, nel prossimo anno continuerà ad attuare una politica monetaria tutt’altro che espansiva, andando a dosare il credito, in modo da cercare di mantenere il difficile equilibrio tra livello dei prezzi e produzione. Il fattore economico è intimamente connesso al sempre crescente problema della stabilità sociale nella nazione cinese, che rischia di aumentare in modo esponenziale il fenomeno della dissidenza, molto sentito dalle gerarchie di Pechino. L’importanza della conferenza è stata dimostrata dalla partecipazione delle massime autorità cinesi: i massimi leader del Governo e del Partito comunista cinese, tra cui il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao, oltre ai vertici dei settori economici.
L’indicazione uscita dalla conferenza in maniera molto decisa è stata quella di fare avanzare l’economia cinese in un quadro di lotta all’inflazione: una bella sfida per le stesse autorità cinesi, che proprio su questa leva hanno agito per tanto tempo per favorire l’incremento dello sviluppo. Ma la presa d’atto dei guasti dei fenomeni inflattivi, a livello ufficiale, significa l’ingresso della Cina, a tutti gli effetti, nel sistema economico mondiale per recitare un ruolo anche regolatorio come protagonista. L’importanza dell’aspetto macroeconomico e del mantenimento del controllo dei prezzi al consumo è ormai divenuto una priorità per la politica interna cinese, che, date le dimensioni, non può non riverberarsi sui dati complessivi dell’economia mondiale. Oltre alle preoccupazioni sul fronte interno, Pechino guarda con apprensione agli sviluppi della vicenda euro, la cui zona rappresenta per la Cina, il mercato più interessante; infatti una contrazione dei consumi in Europa, provocata dalla mancata crescita potrebbe provocare gravi danni alle esportazioni cinesi, andando ad inficiare proprio i programmi stabiliti dal governo per controllare l’inflazione. Tale paura ha fatto prendere in considerazione la possibilità di investire una gran parte della liquidità disponibile della Cina, direttamente in fondi capaci di generare crescita nei paesi dell’euro, sia con interventi di stimolazione diretta dell’economia, sia con aiuti ai paesi con i conti in difficoltà. Per i governanti europei si tratterà di vedere con quale spirito Pechino vorrà portare questi aiuti, se in modo sommesso per facilitare esclusivamente la propria economia, pur in un quadro assicurato da certezze normative tali da garantire quelli, che, in ultima istanza saranno dei veri e propri prestiti, o se approfitterà della situazione di disagio per entrare in modo più concreto nel tessuto economico, mediante partecipazioni o acquisizioni. Di fronte a questa ultima ipotesi, che pare la più concreta, sarà opportuno che la UE si attrezzi fin da subito per contenere il tentativo di conquista del dragone.

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