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lunedì 12 dicembre 2011

Iran, USA e l'America Latina

Mentre le diplomazie e le cancellerie svolgono il loro lavoro fatto di dissuasioni e minacce, dietro le linee i preparativi vanno avanti, in vista di un poco augurabile, ma ormai possibile passaggio alle vie di fatto. La politica iraniana rimane quella ancorata all'islamismo più estremo, che deve essere portato avanti in qualsiasi modo. Ora il tema centrale è l'arma nucleare di Teheran, domani chissà? La tattica USA, fino ad ora, è stata quella di puntare forte sulle sanzioni, cercando di isolare l'Iran e nel contempo frenare gli impulsi irragionevoli di Israele, che si sente l'obiettivo numero uno di Teheran, la porta, conquistata la quale, Ahmadinejad potrà fregiarsi del titolo di liberatore delle terre islamiche. Combattere, anche in modo sotterraneo, con gli USA non è facile, tuttavia il premier iraniano ha scelto una tattica di attacco, andando ad intessere rapporti sempre più stretti con diversi paesi dell'America Latina. Non è sicuramente secondario in questa scelta il fattore psicologico del retaggio dell'immagine USA del passato, sostenitrice e collaboratrice di governi autoritari ed asserviti a Washington, che hanno lasciato nella popolazione un brutto ricordo fatto di vessazioni e repressione e che, con i giusti strumenti, è facile fare riaffiorare, anche se gli USA di oggi sono tutt'altro paese. Il capo del governo iraniano, malgrado gli orribili giubbotti indossati con sapiente maestria, è un politico fine che non tralascia alcun particolare e la presa dei ricordi nei popoli latino americani è un fattore che la casa Bianca non dovrebbe sottovalutare. Certo contano anche le questioni pratiche, l'Iran ha bisogno di rompere il cerchio dell'isolamento e delle sanzioni e non si chiude alcuna porta per aprirsi spazi di manovra sempre nuovi ed infatti dopo avere consolidato il proprio rapporto con Venezuela, Bolivia ed Ecuador, Ahmadinejad ha visitato anche il Nicaragua ed il Brasile. Il gioco diplomatico che stanno portando avanti questi paesi oltre che pericoloso si rivela anche miope: la distanza dall'Iran non li esclude da un possibile conflitto che Teheran e Washington potrebbero ingaggiare, diventando terreno secondario di contesa e regolamento di conti. In special modo stupisce l'atteggiamento del Brasile, che pure ha avuto consistenti esperienze di regimi dittatoriali e non si comprende come voglia soltanto parlare con esponenti di un governo così anti democratico. Un ulteriore elemento che aggrava l'analisi è la ricerca da parte iraniana, con questi viaggi nei paesi latino americani, secondo alcuni analisti, di basi relativamente prossime al territorio statunitense da dove fare partire eventuali azioni di ritorsione verso il territorio americano, in caso di attacco militare all'Iran. L'eventualità purtroppo non è più così remota e la cattura del drone USA in territorio iraniano rappresenta una situazione già in avanti nella sua evoluzione. Un'altro aspetto molto delicato riguarda la ricerca iraniana di fornitura di materiali chiamati strategici, dove con tale definizione si vuole nascondere, neanche tanto bene, l'uranio necessario agli approvvigionamenti per la costruzione dell'arsenale atomico di Teheran. Ma proprio la carenza di estrazione dell'uranio dai giacimenti di Venezuela, Bolivia ed Ecuador, con i quali l'Iran ha accordi più o meno regolari, rappresenta una ulteriore spinta per Teheran per cercare nuove possibilità di approvigionamento e quindi cercare di intessere sempre nuovi rapporti con altri stati. Questi sviluppi non aiutano una prospettiva di pace, che sembra allontanarsi sempre di più dall'orizzonte, per gli USA il problema è mantenere nervi saldi di fronte alla martellante e provocatoria azione iraniana, ma nello stesso tempo deve fornire elementi sufficienti ad Israele per non fare partire un attacco unilaterale totalmente inopportuno in questo momento storico, sopratutto dal lato dell'equilibrio diplomatico che mai come in questo momento risulta caratterizzato dalla più forte instabilità nella regione. Ma, ora, il problema valica i confini del medio oriente e si allarga pericolosamente in zone che mai sono entrate negli equilibri della questione israeliana, perlomeno in maniera così vicina. Per gli USA un nuovo fronte diplomatico dove cercare di conquistare alla propria causa paesi che diffidano della bandiera a stelle e strisce, un impegno ugualmente duro che la limitazione dell'Iran.

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