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martedì 10 gennaio 2012

La UE decisa ad introdurre la Tobin tax

Il piano della Commissione Europea è ormai chiaro e consiste nella volontà di introdurre la Tobin Tax, anche oltre i paesi dell'Eurozona, cioè in 27 stati, escludendo la Gran Bretagna, che si è già opposta ferocemente al provvedimento, vedendo i propri privilegi intaccati. Lo scopo finale è quello di convertire il gettito della nuova imposta in un fondo direttamente destinato al bilancio dell'Unione Europea, per ridurre la contribuzione degli stati membri. Nella volontà di creare la nuova imposta andando ad applicare la tassa sulle transazioni finanziarie, la Commissione Europea, va ad introdurre almeno due novità: la prima è la tassazione del settore bancario, che in Europa non ne è praticamente soggetto, la seconda, forse politicamente ancora più rilevante, è l'introduzione di una autonomia finanziaria, seppure parziale, dell'Unione Europea. Il primo aspetto è la presa d'atto della necessità di iniziare ad imporre una tassazione ad un settore che spesso con le proprie manovre avventate, se non con vere e proprie speculazioni, ha creato problemi agli stati, certo la natura dell'imposizione fiscale non vuole essere punitiva, tuttavia questa introduzione può essere considerata come un primo segnale contro le transazioni troppo spinte. A ciò si deve aggiungere un sentimento di equità verso la totalità del sistema, chiamando chi muove materialmente il denaro a contribuire al funzionamento del sistema Europa. Questo aspetto si lega quasi ad incastro con la seconda novità che verrà introdotta dal provvedimento: l'autonomia di bilancio delle istituzioni comunitarie. La particolare rilevanza della volontà di distaccarsi dalla contribuzione dei singoli stati, nasce dall'esigenza di essere meno soggetta all'influenza dei paesi membri in una chiara ottica di ricercare l'autonomia necessaria per conquistare quella indipendenza sufficiente ad imporsi come istituzione guida dell'insieme dei paesi aderenti. Vista sotto questa ottica la portata del provvedimento si può considerare come un investimento sul futuro del ruolo che la UE vorrà assumersi come guida reale dell'Europa e nel contempo, in linea con le intenzioni di Germania, Francia ed ora anche Italia, rafforzarne le posizioni e la forza, anche politica, per avere maggiore peso nel ruolo di indirizzo. Si tratta di una vera e propria presa d'atto della necessità, di configurare maggiormente il ruolo centrale delle istituzioni europee in vista di una maggiore unione in senso sia politico che economico in grado di contrastare le tempeste che fino ad ora sono state affrontate per lo più divise dagli stati europei. Esiste però il problema inglese, la rigidità del rifiuto ad applicare la Tobin tax, da parte di Cameron, potrebbe generare una spaccatura nella UE, se le ragioni della Gran Bretagna dovessero trovare dei seguaci: si aprono così possibili scenari che vanno dall'Europa a più velocità fino alla spaccatura vera e propria con la necessità di ridisegnare i confini dell'Unione. Se la prima opzione non è praticabile perchè implica una dose di patteggiamenti in grado di paralizzare la vita comunitaria in estenuanti trattative, che la situazione attuale non può consentire perchè necessita di tempi di azione rapidi, la seconda eventualità è quella più temuta perchè implica un fallimento della politica di inclusione in ragione del fatto che una UE più grande è anche più forte. Nel mezzo ci sta soltanto la volontà, se esiste, di mediare, tenendo però conto, che il tempo stringe e che ogni decisione rinviata è un aggravio delle situazioni dei singoli stati e quindi della totalità dell'Unione.

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