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venerdì 27 gennaio 2012

Nel futuro sempre più guerre non saranno dichiarate

Il sistema della difesa degli USA cambia impostazione. Le forze armate statunitensi subiranno una drastica riduzione di uomini, ma non abbasseranno la propria capacità di intervento. Il futuro delle forze armate sarà potenziare le truppe di elite, gli apparati radiocomandati, come i droni e tagliare la quantità a favore di una maggiore qualità, potenziando le eccellenze. I cambiamenti degli scenari internazionali impongono, dunque una revisione basata su interventi non più in grande scala, ma imperniati su azioni rapide e chirurgiche, sul modello dell'eliminazione di Bin Laden. Questo non vuole dire diminuire gli investimenti, che anzi in tecnologia saranno aumentati, ma contenere i costi di gestione imposti da un esercito numeroso. Diventa così sottointeso che le guerre in grande scala, che prevedono un impegno temporale lungo, escono dalla futura agenda della Casa Bianca. Fondamentale sarà l'appoggio di un servizio segreto capace di operare al meglio dietro le quinte per permettere l'incisività dell'azione mirata ed anche lo sviluppo di una rete di contatti a livello ufficiale con gli stati alleati, maggiormente basata sulla fiducia e sullo scambio continuo di informazioni. Esiste, tuttavia, una considerazione da fare sulla base del diritto internazionale, sempre più spesso, infatti, e non è pratica dei soli Stati Uniti, si registrano azioni militari compiute su territorio straniero, senza che sia seguita la prassi della dichiarazione di guerra o per lo meno del permesso del paese sulla cui terra queste azioni vengono compiute. Questo perchè in numerosi casi ci si trova davanti a conflitti non dichiarati, il cui sviluppo viola il diritto internazionale condiviso. Il già citato esempio dell'eliminazione di Bin Laden è l'esempio più famoso di queste pratiche, ma ogni giorno vengono usati droni per bombardare o soltanto per compiere ricognizioni su territori di nazioni che sono considerate nemiche o che possono ospitare avversari terroristici. Spesso vengono usati anche mezzi convenzionali come l'impiego dell'aviiazione con personale a bordo o ci si trova di fronte a sconfinamenti di truppe, come nei casi degli eserciti turco ed iraniano, nelle rappresaglie avvenute contro i curdi in territorio iraqeno. La sterzata ufficiale degli USA, che praticava già queste forme di guerra, registra soltanto la certezza della direzione nella quale si svilupperanno i conflitti del futuro. Siamo e saremo di fronte, cioè, ad atti che possono essere considerati come terroristici, perchè compiuti al di fuori della normale prassi prevista dal diritto internazionale. Questa tendenza non è certo da considerarsi positiva, perchè potrebbe dare il via ad azioni e reazioni totalmente al di fuori delle norme. E' facile prevedere un ricorso sempre più massiccio a strutture internazionali, come l'ONU o il tribunale dell'Aja, che potenzialmente si troveranno a decidere su fatti che andranno ad infrangere le norme vigenti, ma senza la necessaria capacità sanzionatoria, interrotta proprio dall'estensione della nuova pratica di guerra. In senso generale una azione militare è da evitare fino all'utilizzo dell'ultima opzione disponibile che possa scongiurarla, ma una azione compiuta da uno stato senza il necessario corollario normativo è destinata a giustificarne altre, venendo così a creare l'uscita dai canoni del diritto. Senza un freno condiviso siamo di fronte alla totale imposizione della esclusiva legge del più forte. E' chiaro che questa è la massima estremizzazione, perchè nel mezzo esiste ancora un ruolo della diplomazia, ma in concreto l'ipotesi è ormai più che un caso di scuola.

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