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lunedì 30 gennaio 2012

Sulla Grecia l'intollerabile proposta tedesca

La pretesa tedesca di mettere sotto la tutela di un commissario UE il paese greco, va oltre ogni possibile intrusione tollerabile. Se messa in atto questa misura significherebbe la fine della sovranità del popolo ellenico sul suo territorio e la sua gestione ed andrebbe a costituire un precedente pericoloso, che la dice lunga sulle velleità della Germania. Nonostante la difficile situazione, più volte definita disperata, della Grecia, non si può dire che il governo di Atene non abbia sottoposto i suoi cittadini a misure economiche durissime, che ne hanno peggiorato in maniera considerevole la qualità della vita. Non è questa la sede, ne l'intento, per valutare la validità di questi provvedimenti, ma piuttosto registrare un fatto di rilevanza politica internazionale di una gravità inaudita. A prescindere dalle cause del disastro greco, sul quale però è bene ricordare i lauti guadagni anche delle banche tedesche, risulta inconcepibile come nel 2010 un paese possa volere imporre la propria volontà su di un'altro in maniera così sfacciata, ed ancora più grave è che ciò accada nella cornice dell'Unione Europea e nel quasi totale silenzio delle istituzioni centrali di Bruxelles. E' pur vero che la Germania è ormai il socio di maggioranza dell'euro, ma un simile comportamento non è tollerabile, perchè mina le fondamenta stesse dell'Europa. Diventa così necessario mettere un freno a questa volontà dirigista della Merkel, che sconfina in un autoritarismo da fermare ad ogni costo. Le ragioni di una tale sortita, vanno ricercate nella difficoltà della cancelliera con il proprio corpo elettorale, che non comprende che le ragioni della sopravvivenza stessa dell'economia tedesca sono intimamente legate alla salvezza dell'euro. Ma tale difficoltà non giustifica lo scivolone politico commesso nel volere togliere la propria sovranità alla Grecia. La dichiarazione d'intenti della Merkel diventa così un pericoloso programma, che rischia di diventare un precedente autoritario da applicare ad altri paesi in crisi, andando a prefigurare scenari inquietanti come la sospensione delle regole e della vita democratica, in nome di dati economici poco chiari e verificabili. E' chiaro che questa allerta vale non solo per la Germania ma per ogni altro attore che volesse farsi portatore di simili iniziative. Infatti non sarebbe tollerabile nemmeno se la proposta fosse venuta dalle Istituzioni Europee centrali, perchè sarebbe comunque una violazione del diritto internazionale ed andrebbe a costituire una interruzione dell'esercizio della sovranità democratica di un intero popolo. Questa evoluzione delle possibili soluzioni della crisi dell'euro costituisce una casistica fin qui non prevista dagli analisti politici, che dovranno colmare in fretta questo vuoto. Infatti, nonostante si speri che questa soluzione non sia praticata, occorre immaginare i possibili scenari che potrebbero innescarsi. Obiettivamente è molto difficile che qualsiasi nazione, sopratutto occidentale, possa accettare una tale risoluzione, inoltre la Grecia è uscita da una dittatura in tempi relativamente recenti e volerne imporre un'altra, per di più di matrice straniera, non sembra la migliore soluzione per salvare la moneta unica. Forse l'intenzione della Merkel era una dichiarazione ad uso e consumo interno, ma se così fosse, appare impossibile non rilevare l'imperizia di chi guida la prima nazione europea. Viceversa se quanto dichiarato corrisponde ad una reale intenzione la cosa che avrebbe dovuto scattare immediatamente, dovrebbe essere stata una univoca dichiarazione dei capi di stato contro questa proposta. Così non è stato. Questo significa che il pericolo di una sospensione dei diritti democratici in nome di aggiustamenti economico finanziari dell'area dell'euro non è poi una idea così peregrina. Il rischio concreto, Dio non voglia sia così, è di avviare l'Europa ad un avvicinamento con i metodi produttivi ed i suoi corollari, propri del sistema cinese? Ma se così fosse quello che aspetta il vecchio continente è una fase storica di confusione continua e di povertà pressochè totale. Una soluzione, per la verità ancora troppo poco battuta, è la costituzione, finalmente, degli Stati Uniti d'Europa, una unione dove tutti i popoli europei che lo vogliono, siano insieme in modo politico certo e dove lo strumento della moneta unica sia soltanto accessorio all'unità politica e di indirizzo.

4 commenti:

  1. Ciao, intanto complimenti per il blog, è la prima volta che capito da queste parti e mi è parso molto interessante! Per quanto riguarda la questione greca (e non solo, il Portogallo è il prossimo) mi trovi completamente d'accordo: purtroppo la recente crisi ha confermato ciò che da tempo già si sapeva (che lo stato-nazione si sia privato, anche suo malgrado ma non solo, degli strumenti per reagire ai mercati finanziari) e ha reso palese la crisi della democrazia di fronte alla gestione di questa crisi (a proposito, anche io avevo scritto qualcosina sul mio blog, se ti interessa...http://letteredalleuropaaa.blogspot.com/) Per quanto mi riguarda, la speranza è che si stia vivendo in un momento di transizione dalla quale si dovrà uscire con una riforma profonda dell'attuale Unione Europea (magari in direzione di una soluzione ambiziosa come gli Stati Uniti d'Europa...) nella quale particolare attenzione dovrà essere dedicata ai sistemi di responsiveness dell'Unione stessa e quindi al ruolo del Parlamento Europeo.

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  2. Ho visto il tuo blog, molto interessante, se sei d'accordo lo metterei nei miei link. Sulla questione dell'autoritarismo travestito da necessità economica, speriamo sia frenato da chi può limitare la Germania, sempre più interessata a rivolgere a suo favore la politica comunitaria. Ciao e grazie ancora del tuo commento.

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  3. Benissimo, anche io inserisco ben volentieri il tuo blog fra i miei link! Ciao

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  4. Ok inserito il tuo link sulla piattaforma di blogspot ed anche su http://monitoreinternazionale.bloog.it/
    ciao e grazie ancora

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