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martedì 27 marzo 2012

Corea del Nord: lo scomodo alleato per la Cina

L'atteggiamento Nord Coreano agita il mondo diplomatico ed in special modo il maggiore alleato di Pyongyang: Pechino. Dopo il cambio al vertice della Corea del Nord, quello che sembrava il nuovo corso, formalizzato con l'accettazione degli aiuti alimentari USA in cambio della stop al programma di armamento nucleare, è arrivata la delusione per la platea diplomatica. Il lancio di prova di un razzo partito dalla parte settentrionale della penisola coreana, ha riportato alla luce tutte le perplessità, dandone parziale conferma, che avevano accolto quello che sembrava un cambio di indirizzo nel regime. Il problema, sul piano diplomatico, riguarda in special modo Pechino, ormai unico alleato di Pyongyang, che si è fatta più volte garante per la Corea del Nord a causa delle necessità di presidiare con sicurezza la frontiera che divide i due paesi. Per la prima volta la Cina ha condannato pubblicamente la Corea del Nord, parlando di uno stato troppo isolato, che altera gli equilibri regionali con dimostrazioni di forza fine a se stesse. Più volte Pechino ha cercato di portare su di una strada che possa alleviare il profondo malessere, sopratutto economico, il paese, anche se con il duplice fine di trovare manodopera a buon mercato, ma l'atteggiamento del governo nord coreano è stato, come al solito altalenante, alternando propositi positivi ad azioni negative. Resta significativo che Pechino abbia espressamente imputato a Pyongyang lo spreco economico di un investimento considerevole per il lancio di un razzo di prova, quando la popolazione del paese vive alle soglie della denutrizione. Risulta comunque difficile stabilire la vera strategia nord coreana, che continua ad essere un paese fuori dal tempo, del quale paiono incomprensibili anche gli obiettivi. La stessa sopravvivenza dello stato, perdurando condizioni economiche così gravi, è messa in serio pericolo. Pechino ha dovuto intervenire perchè teme che possa partire una emigrazione umanitaria oltre i propri confini, dettata da una evidente carenza alimentare, ma anche perchè è stata pressata dagli USA. Alle due super potenze, in questa fase, non conviene un aggravamento della stabilità regionale che andrebbe a coinvolgere anche Corea del SUd e Giappone e proprio per questo Obama a rilevato al suo omologo cinese che l'approccio di Pechino con Pyongyang non funziona. Il rischio per la Corea del Nord è di essere abbandonata a se stessa per troppo poca affidabilità e senza gli aiuti cinesi, lo stato Nord Coreano va incontro alla dissoluzione. A questo punto ai aprirebbero due soluzioni o la continuità statale, con un cambio di regime, ma sempre sotto l'influenza cinese o l'unione con la Corea del Sud, in un unico paese. Per la Cina, quest'ultima soluzione, significherebbe perdere un valore di tipo geopolitico, ma analizzando costi e benefici, la perdita potrebbe essere superata dall'indebolimento economico della Corea del Sud, impegnata a sostenere i costi proibitivi della riunificazione. In ogni caso il fattore di destabilizzazione costituito attualmente da Pyongyang sarebbe del tutto azzerato. Ma se queste ipotesi non dovessero verificarsi, Pechino sarà comunque costretta ad agire su Pyongyang in modo di rendere la Corea del Nord un alleato più affidabile, attraverso, ad esempio, la conversione dell'economia di quello che attualmente è il paese più povero del sud est asiatico. La riduzione a più miti consigli di Pyongyang è necessaria anche per potere avere una maggiore libertà d'azione nei confronti delle pressanti richieste diplomatiche americane, che abbracciano un ventaglio molto ampio: dalla crisi iraniana a quella siriana fino ai rapporti con Pachistan ed India. Ma forse anche su questi fattori conta il regime nord coreano per influenzare Pechino con la sua politica imprevedibile.

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