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giovedì 29 marzo 2012

I BRICS sfidano il mondo

L'incontro a Nuova Delhi dei paesi emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, definiti comunemente BRICS, può portare delle conseguenze importanti sul piano internazionale dal punto di vista degli equilibri geopolitici ed economici. Le cinque nazioni costituiscono la metà della popolazione mondiale ed un quinto della produzione del pianeta, sono quindi un soggetto potenzialmente molto influente e potente, che può prendere decisioni capaci di influenzare l'intero sistema sia diplomatico che finanziario mondiale. Il vertice ha evidenziato la comune necessità di riformare le Nazioni Unite nel suo organo più importante, il Consiglio di Sicurezza, regolato da un sistema elaborato alla fine del secondo dopo guerra ed ormai troppo rigido per affrontare le continue situazioni emergenti e non più rappresentativo nella sua parte fissa degli attuali equilibri mondiali. Il problema, già sollevato dalla Germania, è molto sentito da India e Brasile che ambiscono ad un seggio permanente, proprio in rappresentanza dei paesi emergenti. Per la verità già due dei BRICS, Cina e Russia, sono già membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, ma l'accresciuta importanza mondiale dei paesi emergenti può rendere legittima l'aspirazione di Brasilia e Nuova Delhi. Un'altra questione molto sentita dai cinque paesi, riguarda la lentezza della riforma del Fondo Monetario Internazionale, che va ad investire il metodo, ritenuto poco trasparente dell'elezione del Presidente e, sopratutto, lo scarso peso dei paesi emergenti, che lamentano una scarsa diffusione dei diritti di voto a loro assegnati. In realtà la riforma è già stata elaborata, ma è rallentata la sua ratifica dagli USA, fatto che viene percepito come timore di Washington di perdere influenza sull'organizzazione.
In realtà quello che preme a Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa è evitare l'eccesso di liquidità per riparare le loro economie dal processo inflattivo, vero freno della crescita. Sul piano diplomatico i cinque paesi hanno sposato una politica del dialogo, che eviti conflitti armati, anche sotto la bandiera dell'ONU, in questo, perfettamente allineati con Cina e Russia, che fanno della non interferenza armata negli affari interni di altri stati un caposaldo della loro politica estera. Questa posizione è diametralmente opposta a quella americana, che è più volte ricorsa all'intervento armato, come nei casi di Iraq ed Afghanistan, e nel caso siriano anche a quella della Lega Araba, fautrice di un intervento a favore della ribellione contro Assad. Anche sulle sanzioni all'Iran, per la questione nucleare, non vi è identità di vedute con Washington, fatto oltre politico anche di convenienza economica, dato che Cina ed India rappresentano due principali importatori del petrolio di Teheran. Ma oltre le valutazioni contingenti quello che è più interessante rilevare è che si sta delineando all'orizzonte, non la nascita perchè quella vi è già stata, ma la consapevolezza della forza di un nuovo soggetto sovranazionale, unito non da vincoli di territorio o di politica, al suo interno vi sono democrazie e dittature, ma da legami di natura economica, da cui discendono le mosse sia diplomatiche, che, eventualmente, militari, pur se non espressamente dichiarate. L'obiettivo è quello di scardinare la potenza egemonica, sopratutto in campo finanziario, non quello operativo, bensì in quello della costruzione delle regole, di USA ed Europa. La pretesa di, almeno, affiancarsi nella stanza dei bottoni non pare illegittima, il peso produttivo e la stessa capacità finanziaria dei cinque paesi giustifica un loro maggiore coinvolgimento nella elaborazione di provvedimenti che per ora ricevono già confezionati. La volontà di proseguire sulla strada di un unione che avvantaggi i cinque membri alla rincorsa di USA ed Europa, va così a costituire un elemento di novità sul mercato mondiale, che andrà a contrastare le politiche occidentali; tuttavia pare anche difficile che paesi come Cina ed India, che sono concorrenti spietati, riescano a portare avanti una politica comune in armonia, che non intralci, cioè, i loro singoli programmi. Sta di fatto che la sfida è formalmente lanciata: un nuovo attore farà sentire il suo peso nell'agone mondiale.

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