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lunedì 2 aprile 2012

La Birmania verso la democrazia, potrebbe diventare strategica per gli USA

Per la Birmania si apre un nuovo periodo. Con la vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito del premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, che dovrebbe conquistare 44 dei 45 seggi in palio per questa tornata elettorale, il paese asiatico si avvia sulla strada della democrazia. Le elezioni, per cui si temevano intimidazioni e brogli, si sono svolte praticamente senza alcuna eccezione di rilievo, come appurato dagli osservatori internazionali, ammessi dal regime. La vittoria della leader è stata schiacciante, raggiungendo il 99% dei voti nella circoscrizione di Kahwmu, una rivincita sul regime che l'aveva costretta al silenzio tramite la detenzione. Questo risultato rappresenta il sentimento del paese e la voglia di cambiamento per affrancarsi dalla dittatura militare, che ha tenuto lo stato in una condizione di arretratezza sia economica che culturale, grazie ad una politica di sistematica soppressione dei diritti. Ma il clima, nella stessa forza di governo, è cambiato, la necessità di uscire dal duro regime delle sanzioni, ha favorito la progressiva apertura dei militari verso un sistema, che pur essendo ancora lontano dalla democrazia, vi si inizia ad avvicinare. Non si dovrebbe ripetere la situazione del 1990, quando il partito di Aung San Suu Kyi, vinse le elezioni, ma la vittoria non fu riconosciuta e la Signora, come viene definita la permio Nobel, fu relegata agli arresti domiciliari. Anzi alcuni analisti ipotizzano che per il governo in carica è meglio la vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia, in quanto non potrebbe esistere garanzia migliore per testimoniare la reale intenzione della volontà di chi sta al potere di volere e legittimare il cambio democratico in atto. Se attualmente il partito della Signora diventa così la seconda forza del paese, potenzialmente è già la prima, diventando in grado di influenzare le prossime cruciali scelte del paese per farlo uscire dalla condizione di estrema povertà in cui versa. Occorrerà, comunque verificare le reali intenzioni e la reazione dei militari, che stanno ancora dietro al governo in carica, al risultato elettorale, che era comunque largamente previsto. Ma il regolare esito delle votazioni e l'invito agli osservatori internazionali, non possono che fare sperare in un futuro positivo. Se così sarà le dure sanzioni a cui è sottoposto il paese dovranno essere cancellate e per la Birmania democratica sarà oggetto di aiuti internazionali, specialmente dagli USA, che intendono allargare la loro influenza sulla zona del Sud Est asiatico in funzione anti cinese. Si tratta di una influenza non certo militare ma economica, su di un territorio che potrebbe diventare chiave sia per i traffici che per gli investimenti produttivi, grazie ad una manodopera a basso costo. Per gli USA potere collaborare con un sistema democratico in una zona ritenuta strategica è molto importante per arginare lo strapotere economico cinese. In quest'ottica vanno viste le dichiarazioni entusiastiche, circa il risultato elettorale birmano, che sono uscite dalla Casa Bianca.

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