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giovedì 19 aprile 2012

L'India dispone di un missile capace di colpire la Cina

Con il lancio sperimentale del primo missile indiano di classe intermedia, cioè con una gittata inferiore a 6.400 chilometri, dotato di capacità nucleare, Nuova Delhi completa quella che considera la propria strategia preventiva nei confronti dei possibili avversari regionali. Questo missile, infatti colma il vuoto difensivo nei confronti della Cina, avversario economico e politico, con cui i rapporti diplomatici sono tutt'altro che distesi. Il sistema missilistico indiano contava nel suo organico soltanto missili a corto raggio, con gittata entro i 2.500 chilometri, pensati per la possibile minaccia proveniente dal Pakistan, ora l'arsenale dell'India si pone direttamente al di sotto di quelli dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che sono dotati di missili balistici intercontinentali capaci di sostenere una gittata oltre i 5.000 chilometri. Sul piano geopolitico mondiale non è una buona notizia: la proliferazione nucleare avanza ed il corso della storia sembra mettere indietro le lancette degli orologi, quando la pace mondiale si basava sull'equilibrio del terrore. La differenza era che gli attori direttamente coinvolti erano soltanto due, mentre ora la platea dei soggetti coinvolti è molto più vasta ed i soci del club dell'armamento nucleare rischiano di aumentare sempre di più. Ciò non può che comportare una minore stabilità, seppure latente, ed accrescere le possibilità di uso di questi armamenti, anche se la ragione maggiore della costruzione di questi missili è di natura preventiva, il solo fatto che una nazione accresca il proprio arsenale nucleare è fonte di irrigidimento diplomatico, aggravando spesso relazioni già difficoltose. Senza entrare nel caso più spinoso, costituito del confronto Israele-Iran, il missile indiano ha subito generato una piccata risposta diplomatica cinese, che parlava chiaramente di auto sopravalutazione della forza militare indiana. La Cina ha un arsenale ben più fornito e gli sforzi continui per ammodernare le sue forze armate, con investimenti ingenti, sono proprio una delle cause della corsa al riarmo nella regione, sia sulla terra che in mare, che coinvolge direttamente diversi paesi. Quando si verifica il successo di un test missilistico, la nazione che lo ha compiuto, per prima cosa si affretta a dichiarare che la nuova arma non è contro alcun paese e così ha fatto l'India, per evitare tensioni diplomatiche, specialmente con il vicino cinese. Ma il missile indiano non è che una parte dei cospicui investimenti militari operati da Nuova Delhi. Il governo indiano è convinto che il progresso economico della propria nazione debba essere tutelato da un sostanzioso rafforzamento delle forze armate, questo elemento non può non rappresentare una fonte di profonda preoccupazione per la stabilità mondiale. La politica estera indiana, tradizionalmente alleata agli USA, ha recentemente compiuto passi verso una autonomia non ancora ben chiarita, ma che tende ad un protagonismo regionale e l'assetto stesso dello stato indiano, che ha un ordinamento federale, spesso governato da forze in netto contrasto tra di loro, rappresenta elementi di profonda incertezza in relazione al possesso di tali armamenti. Anche il recente caso, che rappresenta una chiara violazione del diritto internazionale, che sta purtroppo continuando, del sequestro della nave mercantile italiana e dell'incarcerazione di militari della stessa nazione per un episodio non chiarito, ma comunque avvenuto in acque internazionali, non depone a favore di una potenza che si vuole accreditare come pacifica. Ma aldilà di considerazioni di carattere più esteso, l'elemento di maggiore urgenza è il potenziale peggioramento delle relazioni tra India e Cina, che hanno in comune diversi chilometri di frontiera. I difficili equilibri commerciali tra i due paesi, sui quali si innestano politiche internazionali potenzialmente molto pericolose, come il sempre maggiore avvicinamento di Pechino ad Islamabad, possono costituire il detonatore di un progressivo aggravamento dei rapporti tra i due colossi. Al mondo serve tutt'altro che un nuovo confronto che aggravi la stabilità politica ed economica.

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