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lunedì 23 aprile 2012

Quale futuro per l'area euro dopo le elezioni francesi?

Quali saranno, per l'area Euro, le conseguenze di una sconfitta di Sarkozy? Se il presidente francese in carica non dovesse essere rieletto, il primo effetto potrebbe essere un sostanziale isolamento della Germania, che con la sua politica ha condizionato le politiche finanziarie dei governi della zona della moneta unica, spesso appoggiata in maniera fondamentale dalla Francia di Sarkozy. Sulla spinta di una crisi inconfutabile, la Germania ha obbligato a scelte di estremo rigore gli altri membri dell'euro, in nome di una stabilità finanziaria generale. Se questi provvedimenti, all'inizio erano dettati dalla necessità di sistemare conti pubblici in estrema difficoltà, il piano di riordino non si è poi evoluto verso una direttiva che potesse permettere una crescita tale da garantire una ripresa solida e necessaria per fare ripartire l'economia dell'area euro. Il sospetto è stato quello di avere avvallato, da parte dei governi europei, una politica finanziaria utile e strumentale alla sola Germania, che non si è messa a servizio dell'Europa, come più volte ribadito dalla cancelliera Merkel, ma che dalla sua posizione di forza ha incanalato i severi provvedimenti, di cui sono vittima tanti popoli europei, per rafforzare la propria economia e le proprie imprese. Infatti uno degli effetti delle misure imposte è una generale stretta creditizia che non permette alla imprese extra tedesche, di competere con il tessuto produttivo della Germania. Nonostante la sua evidente forza Berlino, non ha potuto fare da sola, spesso la Parigi di Sarkozy, seppure a tratti riluttante, ha supportato le direttive tedesche, fungendo da alleato alla pari soltanto per figura. In realtà la Francia, cercando di imprimere una sua direzione e potendo sedere a quella che pareva la stanza dei bottoni, è stata solo funzionale affinchè le impopolari decisioni prese dalla Germania sembrassero il frutto di una collaborazione paritaria e condivisa. Già il premier italiano, Mario Monti, aveva incrinato questa strana alleanza, quando dopo avere caricato di sacrifici gli italiani, richiedeva maggiori sforzi materiali per elaborare processi tali da favorire la crescita. Hollande, il principale sfidante di Sarkozy e dato per favorito nella corsa alla presidenza francese, si è incuneato in questo spazio lasciato inspiegabilmente libero dal presidente in carica. Uno dei punti forti della campagna elettorale del principale sfidante è stata proprio la promessa di una nuova negoziazione degli accordi sul rigore dell'euro, in modo da potere garantire bilanci più sicuri senza per questo soffocare la crescita. Il ruolo di supporter nella campagna elettorale di Sarkozy da parte della Merkel ha fatto capire bene quello che teme la Germania. La necessità di avere risultati immediati, senza l'elaborazione di un piano a lungo termine pone ora la cancelliera in un vicolo senza uscita. O meglio quelli che si aprono sono scenari profondamente diversi ed anche lontani nel loro possibile epilogo. Si è più volte parlato di una possibile uscita della Germania dall'area dell'Euro, non totale ma attraverso la creazione di zone della moneta unica a diversa velocità. Su di questa soluzione, caldeggiata dagli stati con i conti più in ordine, pare non si possa più contare: l'Olanda, una delle nazioni più dure con gli stati del sud Europa, è essa stessa alle prese con difficoltà di bilancio, tanto che il governo è caduto ed il paese si avvia ad elezioni anticipate. In questa situazione la Germania rischia di trovarsi sola, con una divisa molto valutata, che renderebbe molto poco concorrenziali i suoi prodotti. Inoltre politicamente una potenziale alleanza tra il secondo ed il terzo paese per economia della zona euro, la Francia e l'Italia, costringerebbe la Germania a rivedere il proprio protagonismo per non soffrire di isolamento. Ma questo potrebbe portare ad una crisi politica nel paese, che se costretto ad elezioni potrebbe cambiare gli assetti di potere, portando al governo di Berlino idee più vicine a modelli espansivi, pur nel mantenimento di determinati valori di bilancio non derogabili. Ma anche una riconferma di Sarkozy, obbligherebbe l'inquilino dell'Eliseo a cambiare atteggiamento verso Berlino. I dati elettorali francesi, dove spicca l'ottimo risultato di Marine Le Pen, parlano chiaramente del gradimento del corpo elettorale di campagne incentrate sulla necessità dello sganciamento dall'invadenza della finanza sulla politica e della voglia di riconquistare una maggiore libertà di azione sia politica che economica. Quindi anche con una rielezione il presidente in carica, non potrà tenere conto, nella sua azione governativa, di tali espresse richieste provenienti dalla società francese. Si andrà quindi, in ogi caso, ad un sostanziale ribilanciamento dei rapporti verso lo stato tedesco, che non potrà più abusare della propria posizione di forza, pena un isolamento tutt'altro che magnifico.

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