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mercoledì 30 maggio 2012

Romney sarà lo sfidante di Obama

Per Mitt Romney è fatta, nonostante le primarie siano ancora da disputare in sei stati, la vittoria in Texas consente all'ex governatore del Massachusetts di raggiungere la fatidica soglia di 1.144 delegati, quella che permette di dichiarare il vincitore nella designazione al titolo di rappresentante del Partito Repubblicano degli Stati Uniti nella corsa alla Casa Bianca. Mitt Romney, che sarà il primo candidato alla preseidenza repubblicano di religione mormona, ha eliminato il paladino della destra conservatrice Rick Santorum, il cui programma elettorale verteva su temi come l'opposizione alla contraccezione, ai matrimoni gay ed all'aborto, argomenti cari ad una grande parte dell'elettorato repubblicano, ma insufficienti per permettere la vittoria alla candidatura contro Obama. La ricetta di Romney per l'economia, il vero campo di battaglia su cui verrà decisa la corsa alla presidenza USA, non presenta però grosse novità con i soliti programmi repubblicani, molto liberismo e scarse tasse per i ricchi statunitensi. Nel campo delle idee Obama ha portato sicuramente maggiore contributo, cercando una maggiore diffusione del benessere, proprio con proprositi differenti nel campo della tassazione; peccato che molto di quanto promesso non sia stato possibile mantenere, sia per la congiuntura mondiale, sia per l'ostruzionismo in parlamento dove i repubblicani erano in maggioranza. Romney, vincendo a dichiarato che il partito arriva unito all'appuntamento elettorale per mettere riparo ai fallimenti del paese degli ultimi tre anni e mezzo, riferendosi alla politica dell'inquilino uscente della Casa Bianca. In effetti però ciò non corrisponde del tutto al vero, giacchè i repubblicani sono tutt'altro che uniti, principalmente a causa del movimento del tea party, che non essendo riuscito ad esprimere un proprio candidato rischia di alimentare il già corposo fenomeno dell'astensionismo. Male comune, peraltro, anche in casa democratica, dove nell'ultimo anno è cresciuta l'insoddisfazione della politica presidenziale a causa degli scarsi provvedimenti contro la speculazione finanziaria, che tanto danno ha fatto anche nell'economia USA. Gli ultimi sondaggi danno avanti il Presidente uscente per soli due punti percentuali, segno che il risultato è tutt'altro che scontato. Obama, che partiva da posizioni molto più favorevoli, paga un immobilismo pericoloso maturato negli ultimi tempi, sia in politica estera che in politica economica, proprio a causa della paura dei sondaggi, che ha cercato di risollevare con il tema del matrimonio omosessuale. Romney può così sfruttare una tattica maggiormente attendista lasciando l'iniziativa al Presidente in carica e sperando che ogni novità messa in campo, specialmente nell'ultimo scorcio di campagna elettorale, non vada a buon fine. Per Obama l'unica tattica possibile è stanare il suo avversario sul campo dei programmi portandolo sul terreno minato della crisi sociale che si innescherebbe a seguito dei provvedimenti liberisti che i repubblicani caldeggiano. Quella che parte sarà comunque una campagna molto difficile per entrambi i contendenti assediati dalle ali estreme dei propri schieramenti: un elettorato tutto da conquistare.

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