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mercoledì 20 giugno 2012

Il pericoloso atteggiamento russo sulla questione iraniana

Lo stallo dei negoziati sul nucleare iraniano, in corso a Mosca, non fa intravedere risultati positivi nello sviluppo della questione. Se l’intenzione era scongiurare il possibile attacco israeliano, va subito detto che le condizioni non sono affatto mutate. L’ostruzionismo russo, delineato dalla linea di politica estera intrapresa da Putin, contribuisce ulteriormente ad una situazione maggiormente confusa. L’impressione è che l’Iran sia strumentale alla Russia e che sia vero anche il contrario, nei confronti di USA ed Europa. Aldilà della facciata diplomatica, Mosca ha preso una via ben precisa nei confronti della questione iraniana, che si impernia nel procrastinare la decisione del gruppo composto da USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania, in modo da dare tempo all’Iran nei suoi piani. D’altra parte se Teheran si ostina a non dare corso alle richieste di ispezione dei siti incriminati, dimostra chiaramente le sue reali intenzioni, che non possono che essere quelle che spaventano Tel Aviv. Mosca sta portando avanti un gioco pericoloso nel medio oriente, oltre che con la questione iraniana, anche i recenti sviluppi in Siria, pongono la Russia in una posizione di antitesi con l’occidente, che non può che preoccupare il panorama internazionale. Permettere all’Iran di guadagnare tempo e così aumentare la tecnologia atomica, appare come una strategia quasi incomprensibile, il rischio di provocare veramente un conflitto che da regionale può degenerare in qualcosa di più ampio, appare uno strumento di pressione nei confronti degli USA, denso di troppe incognite. Anche il rapporto che si sta creando tra la teocrazia iraniana e Mosca può andare fuori controllo in un futuro non molto lontano. Le perplessità che suscita l’atteggiamento russo devono essere comprese nell’indirizzo impartito da Putin, disposto a rischiare molto per intaccare il ruolo di potenza dominate degli Stati Uniti. Non bastano i motivi economici, forse più confacenti alla Cina, per spiegare la sterzata data in politica estera al nuovo inquilino del Cremlino. Se Mosca pensa di riguadagnare terreno nella classifica delle super potenze, con una tattica così disperata, significa che non ha molti argomenti per riproporsi all’attenzione del mondo, ma questa strategia della disperazione non può che rimarcare la pericolosità dell’orso ex sovietico, in crisi di identità emersa in tutta la sua prepotenza. Se a Mosca dovesse sfuggire il controllo, che crede di avere, sull’Iran, per il mondo gli interrogativi diventeranno veramente inquietanti.

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