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giovedì 26 luglio 2012

In Siria esiste anche un problema curdo

Uno degli aspetti dei fatti di Siria, che non viene abbastanza considerato nel suo giusto valore, è la questione curda. Sul territorio siriano il 10% della popolazione è di etnia curda, che si concentra nelle zone settentrionali del paese, come già nel caso della caduta di Saddam Hussein in Iraq, anche la situazione di caos della Siria, favorisce le istanze autonomistiche a lungo agognate. Vi sono però delle differenze con le tendenze separatiste, che contraddistinguono i curdi della Turchia aderenti al Partito dei lavoratori del Kurdistan. Infatti i curdi siriani sono contrari allo smembramento del paese e propendono per una soluzione di maggiore autonomia, con una soluzione analoga a quella adottata proprio in Iraq, dove all'interno dell'apparato statale sono state previste condizioni particolari, che concedono, appunto, una maggiore libertà di gestione, anche nelle strutture amministrative ai territori dove la presenza curda è radicata. Nelle aree dei curdi della Siria la transizione del potere sta già avvenendo, grazie al lavoro preparatorio iniziato dalla fine dello scorso anno ad opera della sezione siriana del Partito dei lavoratori del Kurdistan, che ha optato per una passaggio di potere poco cruento. In effetti in queste zone la situazione è sempre stata più tranquilla, rispetto, ai teatri del paese dove lo scontro tra i sunniti ed il regime ha assunto dimensioni di vera e propria guerra. I distretti di di Qabaneh, di Afrin, di Amouda di Derika Hamko Girhelaghé sono così ora gestiti direttamente dai curdi, che sono in trattativa con le autorità governative anche per assumere il controllo nelle città di Qameshli, Ras al-Ain e Der Bassie. Le modalità sono improntate alla massima collaborazione con i vecchi funzionari legati al regime, che, in molti casi, sono stati richiamati al lavoro, in modo di garantire la continuità amministrativa, senza incorrere in un pericoloso vuoto di potere. Lo scopo finale è quello di creare un modello che consenta un autogoverno contraddistinto dalla democrazia, ma inquadrato all'interno dello stato siriano. Ma a queste legittime aspirazioni, che paiono improntate ad una volontà pacifica, vi sono essenzialmente due tipi di ostacoli, che potrebbero compromettere il progetto curdo e creare pericolose tensioni. La prima è la presenza nei territori curdi di tribù arabe, che controllano zone chiave per la presenza di giacimenti di gas e petrolio. Ciò ha provocato scontri tra curdi ed arabi, che rischiano di vanificare gli sforzi verso una soluzione pacifica. Su queste tensioni, poi, si è innestato il secondo grande ostacolo alla volontà di autonomia dei curdi siriani: la Turchia. L'Ankara non vede di buon occhio questa tendenza ad una autonomia curda, seppure mitigata all'interno dello stato siriano, perchè teme un aumento delle rivendicazioni dei curdi presenti in Turchia, proprio a causa dell'esempio di ciò che sta avvenendo in Siria. Il governo turco ha più volte, negli scorsi mesi , infranto il diritto internazionale, insieme con l'Iran, conducendo azioni militari sul territorio iraqeno, contro le milizie curde. Ciò rappresenta in modo chiaro e netto come Ankara si ponga di fronte alla questione curda. Infatti la Turchia ha iniziato ad ostacolare i progetti autonomisti dei curdi siriani facendo pressione sulle tribù arabe presenti nella zona, affinchè compiano azioni di disturbo contro la nuova amministrazione ed inoltre ha inviato un gran numero di profughi siriani di etnia araba, dai campi profughi turchi, proprio nei territori amministrati dai curdi, per sovvertire i numeri della percentuale degli abitanti.

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