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giovedì 19 luglio 2012

Israele sempre più provocato

Il grave attentato contro i turisti israeliani compiuto in Bulgaria, costituisce un ulteriore elemento di di destabilizzazione della già precaria situazione in cui risulta essere la pace mondiale. Per Tel Aviv la responsabilità è iraniana, Teheran sarebbe stato individuato come l'organizzatore di una rete terroristica che comprende, oltre allo stesso stato iraniano, gli Hezbollah, Hamas ed anche Al Qaeda. Se ciò fosse dimostrato saremmo di fronte ad un disegno complesso la cui vera finalità sarebbe di mettere in discussione gli attuali equilibri mondiali. In realtà i sospetti su quello che dice Israele non sono nuovi, l'azione di Teheran da tempo si concentra sulla distruzione dello stato ebraico e diversi attentati, le cui vittime erano personalità israeliane, dimostrerebbero legami comuni. L'Iran ha da tempo messo al centro della propria politica estera l'annientamento di Israele, come fattore aggregante di una comunità più vasta di soggetti, che si richiamano anche espressamente all'anti americanismo, questo collante, nelle intenzioni di Teheran, dovrebbe permettere al paese di guadagnare una sorta di leadership su di un insieme di medie e piccole potenze, caratterizzate principalmente dalla forte connotazione islamica radicale ed, in seconda battuta, da sentimenti contrari alla bandiera a stelle e strisce. L'uso del terrorismo è soltanto una parte della strategia di Teheran, che si avvale anche di strumenti quali finanziamenti verso terzi e, sopratutto, l'allacciamento di una vasta rete di rapporti internazionali con scopi principalmente commerciali, che si sono andati intensificando, dopo che il paese è stato sottoposto alle sanzioni economiche per la ricerca nucleare, dietro cui ci sarebbe la volontà di costruire l'ordigno atomico. Pur mantenendo una condotta pericolosa, l'impressione che Teheran ha sempre alimentato è stata quella di avvicinarsi al punto di rottura senza mai raggiungerlo, le provocazioni, talvolta molto pesanti e pericolose, non hanno mai raggiunto livelli tali da provocare una risposta, che non fosse ferma ma sempre pacifica. L'innalzamento esponenziale della tensione dovuta al problema atomico, ha però variato di molto la situazione: Israele è costantemente in allerta, ed i contrasti profondi nel proprio tessuto sociale, tra chi è favorevole ad un intervento preventivo e chi è contrario, hanno prodotto lacerazioni significative. Per ora grazie agli USA, la soluzione bellica è stata scongiurata, ma le continue provocazioni sollevano considerevoli dubbi su quanto possa continuare questa situazione. Israele si considera vittima di vari attentati operati a danno di diverse comunità ebraiche sparse nel mondo, in particolare in Kenya, Thailandia, Azerbaijan, Turchia, Grecia, Georgia e Cipro, e questo contribuisce ad innalzare un livello di tensione già pericolosamente vicino al punto critico. Con l'attentato in Bulgaria, gli autori paiono volere ridurre le possibilità di evitare una rappresaglia, avvicinando sempre di più Israele alla decisione di intraprendere una risposta di tipo bellico. Su quali possano essere le ragioni di esprimere una volontà così decisa a provocare un paese già sull'orlo di una crisi di nervi, è opportuno fare delle considerazioni. Se l'attentato è opera, come indicato dal governo di Tel Aviv, diretta od indiretta di Teheran, allora sembrerebbe evidente l'intenzione di provocare una reazione israeliana, per trascinare in un teatro bellico anche gli Stati Uniti. Una ragione potrebbe essere per consentire in qualche modo all'Iran di mantenere il controllo della Siria, tuttavia tale risultato non pare giustificare il tributo di sangue a cui i bombardamenti di Israele sotto porrebbero la teocrazia islamica. Un'altra ipotesi è favorire un governo di falchi, che condanni lo stato israeliano ad un isolamento internazionale a causa di una azione oltre il limite consentito dal pensare comune. Ma anche per questa eventualità i danni che per l'Iran potrebbero prefigurarsi potrebbero essere contro producenti anche sul piano politico, andando a favorire le forze di opposizione interna. Mettendo a bilancio tutte le possibilità pare obiettivamente difficile che all'Iran sia conveniente essere vittima di una rappresaglia israeliana, infatti pur non essendo quella iraniana una forza armata debole, pare difficile una capacità di opporsi alla potenza di fuoco di Tel Aviv, tale da garantire una adeguata difesa del proprio territorio. Se questo è vero, Tel Aviv potrebbe avere elaborato una teoria, almeno in parte errata, nel senso che l'Iran è stato effettivamente dietro a varie manovre terroristiche ma potrebbe essere anche possibile che parti consistenti dei movimenti che potrebbe avere controllato, abbiano compiuto una fuga in avanti. Queste schegge impazzite potrebbero avere interesse a portare Israele alla reazione, anche in ragione della situazione siriana, che è legata a filo doppio con il Libano sempre in bilico e della situazione venutasi a creare in Egitto, con i partiti islamici al governo. In questo caso è evidente che l'interesse principale è creare una polveriera in medio oriente, che vada poi a coinvolgere anche Iran, Iraq ed Afghanistan, nel tentativo, difficilmente realizzabile, di saldare tra di loro gli elementi più estremisti dell'Islam. Se, infatti a livello di collaborazione trans nazionale, come è stato nell'esperienza di Al Qaeda, si sono sviluppati contatti tra diversi esponenti di stati differenti, la matrice del radicalismo religioso fusa con la volontà militare, ha dato luogo ad un movimento terroristico abbastanza omogeno, diverso è il caso di volere unificare punti di vista molto diversi a causa di diverse esigenze basate su territori differenti e percezioni talvolta opposte. Tuttavia il pericolo rimane, un conflitto in questo momento storico, potrebbe facilmente allargarsi dal medio oriente a tutto il mondo, sebbene con forme non convenzionali e potrebbe riportare il mondo molto indietro.

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