Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 10 agosto 2012

Tra Giappone e Corea del Sud relazioni diplomatiche in pericolo

Il recente episodio della visita del presidente sudcoreano Lee Myung Bak alle isole Dokdo o Takeshima, ha riacceso un mai sopito motivo di profondo contrasto tra Corea del Sud e Giappone. L'arcipelago conteso ha una dimensione ridotta, di circa 0,186 chilometri quadrati, ed è composto da due isole maggiori, contornate da diversi isolotti, ma poggia su di un mare molto pescoso e, si sospetta, giace su depositi di gas; inoltre la sua importanza è giudicata strategica dal punto di vista militare. Nonostante l'arcipelago delle isole Dokdo abbia costituito storicamente un oggetto di disputa tra i due paesi, ultimamente vi erano, però, stati episodi in cui Tokyo e Seul, si erano alleati sull'argomento, contro le pretese della Corea del Nord.
Ma la visita del Presidente sud coreano, accompagnato dai ministri dell'ambiente e della cultura, ha scatenato nel Giappone una reazione sdegnata. In realtà le isole, situate a metà strada tra i due paesi, sono occupate dalla Corea del Sud fin dagli anni 50 dello scorso secolo, con un posto di polizia, un faro, un eliporto ed un piccolo porto. Nel 1982 sono state dichiarate monumento naturale, perchè sede di riproduzione e rifugio di diverse rare specie animali. Dal punto di vista amministrativo, la Corea del Sud le ricomprende nella provincia di Kyongsan mentre Tokyo, che ne continua a rivendicare il possesso, come facenti parte della prefettura di Shimane. La veemente reazione giapponese, che ha provocato il ritiro del proprio ambasciatore sa Seul, è dovuta principalmente al fatto che la visita del presidente coreano è la prima, nella storia, alle isole contese e ciò ha provocato a Tokyo una lettura particolare dell'evento, come affermazione della sovranità territoriale coreana, che, pur sempre rifiutata dai giapponesi, pare ormai un dato di fatto. Il Giappone ha affermato che le relazioni tra i due paesi sono compromesse e che reagirà con fermezza all'atto formale della visita. Pur comprendendo la necessità di risvegliare un nazionalismo, sempre capace di mascherare un momento della politica interna del paese nipponico non troppo felice, la reazione giapponese appare spropositata, sopratutto nei confronti di un paese alleato, in un momento storico nel quale la regione è attraversata dalla minaccia di potenziali conflitti legati, sia al predominio delle rotte commerciali, una disputa con la Cina, che all'eterno problema degli ordigni atomici presenti nella Corea del Nord. La sorpresa è ancora maggiore se si considera che le isole sono occupate dai sud coreani da più di cinquanta anni e non è certo una visita ufficiale a peggiorare le cose. Quali forme di reazione il Giappone intenda adottare è difficile da prevedere, mentre è facile intuire il malumore americano per la dimensione che ha assunto la vicenda. Per gli Stati Uniti, di cui sia Giappone che Corea del Sud, sono grandi e strategici alleati, la regione orientale sta diventando sempre più una zone chiave, come dimostra l'attivismo diplomatico in Viet Nam dell'amministrazione Obama. Per Washington la regione sarà ancora più importante nel futuro per contrastare la potenza economica, ma anche militare della Cina, quando il tasso di crescita dei paesi che si affacciano nel Mare Cinese Meridionale, consentirà di andare a costituire un motore economico rilevante, sia come produttori che come consumatori. Nella strategia americana non sono previsti motivi di attrito tra gli alleati, perchè è già considerata difficile la gestione con Pechino e Pyonyang, per cui l'incrinatura tra Tokyo e Seul è vissuta come un intoppo fastidioso da risolvere al più presto. Tuttavia la missione non appare facile, se per la Corea del Sud non vi sono variazioni di comportamento, l'atteggiamento giapponese desta viva preoccupazione. Senza ipotizzare soluzioni estreme, che potrebbero comprendere manovre militari navali nelle acque prospicienti le isole contese o sanzioni di tipo economico e commerciale, già la sola interruzione dei normali rapporti diplomatici, prolungata nel tempo, rappresenterebbe un ostacolo a tutto quel sistema che gli americani hanno elaborato proprio in funzione anti cinese, perchè significherebbe la rottura di una alleanza nella regione che pareva apparentemente solida. Per la diplomazia americana si prepara, così l'ennesima sfida, questa volta totalmente inaspettata.

Nessun commento:

Posta un commento