Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

giovedì 20 settembre 2012

Elezioni USA: la strategia sbagliata di Netanyahu

La strategia di Netanyahu, tenuta nei confronti della competizione elettorale degli Stati Uniti, si sta rivelando totalmente fallimentare. Il premier israeliano si è, infatti, schierato da subito con Romney, a cui lo lega un rapporto di amicizia risalente agli anni 70 del secolo scorso, in virtù dei ripetuti contrasti con il Presidente USA in carica, ritenuto troppo contrario alla politica del governo di Tel Aviv. I difficili rapporti con Obama si fondano sulla volontà di quest'ultimo di rilanciare il processo di pace tra palestinesi ed israeliani, per definire una volta per tutte la questione più spinosa dell'area del medio oriente, questione che serve da alibi ai tanti gruppi di estremisti islamici per la loro attività. Obama intendeva trovare una soluzione definitiva che portare la pace nella regione, fino ad arrivare alla costruzione, forse ancora utopica, di uno stato palestinese. Obiettivi troppo ambiziosi con un interlocutore come Netanyahu, che spesso anche in contrasto con gran parte dell'opinione pubblica del suo paese, ha portato avanti una politica basata sull'acquisizione di territorio, fondata sull'espansione delle colonie, in spregio ai trattati esistenti. Il comportamento del governo israeliano, spesso stigmatizzato anche ufficialmente da Washington, a portato alle relazioni tra i due paesi ad uno dei punti più bassi della storia. Lo stato dei rapporti, si è poi ulteriormente aggravato, con la continua minaccia di Israele di colpire l'Iran mediante un attacco armato, che impegnerebbe inevitabilmente, seppure controvoglia gli Stati Uniti, che hanno, al contrario, portato avanti una politica di dissuasione, peraltro non completamente efficace, nei confronti dell'Iran, basata sulle sanzioni economiche. Le visioni dei due governi, insomma, divergono totalmente e la mancanza di punti di contatto ha favorito una vera e propria critica aperta di Netanyahu nei confronti di Obama, portata fin dentro le istituzioni americane, come, ad esempio, il discorso tenuto dal premier israeliano di fronte al congresso americano, che lo ha osannato grazie alla maggioranza repubblicana. Romney, dal canto suo, ha imperniato molto della parte del suo programma elettorale, proprio in uno smaccato favore alle attuali politiche israeliane, sostenendo l'inferiorità culturale dei palestinesi ed il legittimo diritto per lo stato della stella di David ad eleggere Gerusalemme come propria capitale, stravolgendo ogni ragione e motivo di opportunità politica, su di un tema a cui il mondo arabo risulta particolarmente sensibile. Per inciso sulla comunità ebrea statunitense il programma di Romney non ha avuto praticamente effetto, se, come dicono i sondaggi, le intenzioni di voto di questa parte di elettorato sono per la grande maggioranza in favore di Obama. Probabilmente la situazione dello stato di Israele vista dagli ebrei USA è di grande apprensione, poichè se ad un capo di stato poco incline al dialogo venisse a mancare la diga di contenimento esercitata dal Presidente americano in carica, sostituito da un politico che, pare, condividere le prospettive muscolari di Netanyahu, il destino del paese andrebbe incontro, nel migliore dei casi, a sicure guerre. Tuttavia le possibilità per Romney di essere eletto sembrano diminuire ogni giorno che passa, per Netanyahu, la conferma di Obama per altri quattro anni, significherà dovere cambiare il continuo atteggiamento di sfida, esercitato anche in ragione della presenza delle elezioni, usate come arma ricattatoria. Senza più questa leva, per il premier israeliano, a sua volta impegnato nelle elezioni il prossimo anno, dove viene dato per favorito, sarà difficile continuare nella politica tenuta fino ad ora nei territori e sarà necessaria una maggiore collaborazione sul caso iraniano. Anche se Netanyahu ed Obama non sono certo in buoni rapporti personali, Israele dovrà trattare con maggiore riguardo il suo principale alleato e fare delle necessarie concessioni al processo di pace che, se sarà rieletto, il presidente USA intende portare avanti. Se verrà delineata questa situazione, in Israele, l'opinione pubblica dovrà fare delle attente valutazioni sulla capacità in politica estera, sopratutto verso gli Stati Uniti, di Netanyahu, che si è sempre vantato di esserne un profondo conoscitore: puntare così esplicitamente sul candidato perdente avrà certamente conseguenze non irrilevanti sul giudizio dei suoi cittadini.

Nessun commento:

Posta un commento