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martedì 11 dicembre 2012

Gli USA prima potenza mondiale almeno fino al 2030

Un recente rapporto del US National Intelligence Council, afferma che gli USA resteranno la potenza dominante almeno fino al 2030, nonostante il sorpasso cinese sul fronte economico, che avverrà nel 2020. Mentre la previsione della Cina come prima potenza mondiale è stata largamente accettata, sulla questione del primato geopolitico, vi erano e vi sono perplessità sulla continuazione del predominio americano. I punti di forza statunitensi vengono individuati nella capacità di creare innovazioni tecnologiche e sull'abilità di sapere risolvere i conflitti mondiali, restando l'ago della bilancia del panorama internazionale. Se ciò, fino ad ora è stato vero, pur con alterne fortune nell'esercizio di questa funzione, il non essere più la maggiore economia mondiale può creare qualche dubbio sulla reale capacità di continuare ad esercitare, in maniera prioritaria, la propria influenza sul mondo. Tuttavia la Cina appare ancora indietro nella propria crescita politica e sul lato del suo prestigio internazionale, sul quale gravano i pesanti giudizi derivanti dallo scarso stato di salute del tema dei diritti. Se Pechino vorrà vedere crescere la prorpia influenza internazionale dovrà dotarsi di un sistema politico differente e non solo di portaerei. La crisi economica e le continue divisioni, invece penalizzano l'Unione Europea, che pare andare incontro allo status di grande incompiuta. Certo il range di circa quindici anni è molto ampio e la previsione può andare incontro a larghi errori. Tuttavia la tendenza di una continua affermazione degli Stati Uniti può essere considerata una buona previsione, anche se occorre collocarla in un contesto in continua mutazione. La prima considerazione da fare è che se gli USA manterranno il primato di potenza geopolitica più importante, ciò avverrà in condizioni nettamente diverse da come maturato nei periodi precedenti. Il sorpasso della Cina nell'economia è solo il dato più rilevante, ma occorre considerare anche una ricchezza disponibile minore per Washington, in ragione di una maggiore crescita di nuovi attori comparsi sulla scena internazionale. India, Brasile e Russia saranno soggetti con sempre maggiore potere grazie alla ricchezza di materie prime e di capacità industriali, ciò comporterà un crescente peso anche politico all'interno del panorama internazionale, andando a frazionare così, non solo la ricchezza economica disponibile, ma anche il peso dell'influenza nelle decisioni per l'equilibrio mondiale. La differenza più grossa con il periodo della guerra fredda è che già ora gli USA, fronteggiano più di un avversario, che quasi mai è un nemico certo e dichiarato come era l'URSS fino alla caduta del muro di Berlino. In futuro questa tendenza aumenterà sempre di più: non ci saranno confronti netti, se non per temi particolari, ma si verificherà una situazione sempre più fluida con la necessità di intervenire valutata caso per caso. In un tale contesto e senza una autorità superiore, finchè non si metterà mano ad una riforma radicale e condivisa delle Nazioni Unite, il ruolo di risolutore delle crisi internazionali resterà nelle mani della nazione con maggiori mezzi, non solo militari, ma politici. Questo connubio è e sarà necessario per potere affrontare e dirimere le controversie internazionali. Soltanto gli Stati Uniti, effettivamente, hanno queste caratteristiche, frutto di esperienze decennali, che in un solo quindicennio non possono essere recuperate da altri paesi, nonostante la potenza economica a disposizione. Certo gli USA dovranno rinunciare a grosse fette di questo potere, specie per quanto riguarda le dispute regionali, dove si farà sentire maggiormente il peso del paese più importante. Tuttavia l'influenza americana, se accompagnata da successi tangibili, potrà riuscire ad avere risultati tali da confermarne l'importanza, se saprà agire in modi sempre meno appariscenti. Del resto questa è la linea scelta da Obama, che ha, almeno in parte, cambiato l'immagine imperialista degli Stati Uniti. I banchi di prova arriveranno presto: le dispute delle isole contese, nel Mare Cinese Meridionale, diranno molto sulla previsione del US National Intelligence Council, anche in un periodo molto più breve che i quindici anni previsti. Se gli USA sapranno mettere da parte i propri interessi per una soluzione il più condivisa possibile, aumenteranno il proprio peso specifico all'interno del panorama internazionale, confermando la previsione ed anche la necessità della loro presenza in questa funzione.

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