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venerdì 21 dicembre 2012

L'ONU interverrà nel Mali

Il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite ha approvato all'unanimità una risoluzione che prevede l'utilizzo di una forza militare internazionale, con lo scopo di fornire aiuto al Mali, sia sul piano militare, attraverso la ricostruzione del suo esercito, sia sul piano del controllo della parte settentrionale del suo territorio, occupata attualmente da gruppi armati vicini ad Al Qaeda. La proposta, di matrice francese, prevede una presenza militare nel paese, per almeno un anno; i soldati che comporranno questa forza dovranno appartenere a nazioni confinanti, con il chiaro intento di favorire una maggiore integrazione con gli effettivi nazionali senza fare sentire una matrice neocolonialista per l'operazione, mentre i paesi europei forniranno un sostegno logistico e di assistenza per la ricostruzione materiale dell'esercito del paese. Il ruolo di questa forza internazionale sarà quindi duplice, effettuare la ripresa della sovranità sui territori in mano agli estremisti islamici attraverso operazioni militari che riducano la forza degli occupanti ed ottenere, attraverso una fornitura adeguata di armi ed un apposito addestramento, rendere autosufficiente l'esercito nazionale del Mali. Queste operazioni sono propedeutiche ad una azione più politica, che permetta di fare ripartire il dialogo per ristabilire l'ordine costituzionale, in vista della consultazione elettorale per l'elezione del Presidente, prevista per aprile 2013. La finalità della decisione delle Nazioni Unite, non è solamente quella di aiutare il Mali a riprendere la sua sovranità ed il suo percorso politico, ma riguarda anche il diretto interesse delle nazioni occidentali, che guardano con apprensione a quella porzione di territorio del paese in mano a movimenti vicini ad Al Qaeda e che, potenzialmente, può costituire una base importante per la ripresa del movimento, ad una distanza relativamente vicina all'Europa. Sulla decisione, finalmente a maggioranza assoluta, del Consiglio di sicurezza si registra come l'unità d'intenti dei membri sia pervenuta soltanto relativamente ad una zona più defilata dalle contese più rilevanti e politicamente significative, una ragione in più per sostenere con ancora più forza la necessaria riforma tanto auspicata da diverse nazioni, ma osteggiata da quelli che, dalla fine della seconda guerra mondiale, detengono il potere sovradimensionato del diritto di veto.

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