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giovedì 13 dicembre 2012

Siria: gli USA riconoscono la coalizione contro Assad come leggitimo rappresentante del popolo siriano

Dopo Francia, Regno Unito, Turchia e Stati del Golfo Persico, anche gli USA hanno riconosciuto ufficialmente la coalizione di opposizione siriana, impegnata nei combattimenti contro Assad, come legittimo rappresentante del popolo siriano. Questo riconoscimento esclude dalla rappresentanza ufficiale Assad per quanto riguarda la Siria e lo pone in una grave condizione di isolamento diplomatico, che potrebbe essere il preludio ad azioni più concrete e dirette. Il riconoscimento americano è avvenuto con un distinguo particolare, ufficialmente, infatti, Washington ha affermato che, per il momento, non fornirà armi ai ribelli. Se questa è, però, la posizione ufficiale, occorre ricordare che l'amministrazione americana ha già intrapreso diverse collaborazioni con i ribelli, a livello differenziato, che hanno compreso la fornitura di apparati di telecomunicazioni, di assistenza medica e formazione militare. Difficile credere che all'interno di questa collaborazione non sia stata ricompresa anche qualche fornitura di armamenti, se non in maniera diretta, almeno attraverso gli alleati islamici del Golfo. Washington ha tenuto a rimarcare questa decisione di non fornire armi, per non incorrere a contrasti con la Russia, che resta il principale alleato di Assad, per interessi esclusivamente propri. La scelta di Obama, però non fornisce alibi, per una eventuale ripresa del dialogo che possa porre fine ad una guerra civile che ha già provocato più di quarantamila morti e che lascia profondi interrogativi sull'equilibrio della regione. Se le ragioni diplomatiche del rifiuto della fornitura di armi vanno verso la ricerca di una soluzione negoziata, la ragioni pratiche parlano della perplessità americana riguardo alla composizione eterogenea della forza che si oppone al regime di Damasco. In particolare la presenza dell'organizzazione al-Nosra, gruppo che è stato identificato come terroristico e testa di ponte di Al-Qaeda, può giustificare le paure statunitensi di una virata del paese siriano verso posizioni concordi con l'estremismo islamico; è proprio questo il maggiore timore di Washington: che possano ripetersi casi dove l'integralismo religioso, in nome di un concetto distorto della democrazia, possa instaurare nel nuovo governo del paese la legge coranica, elemento capace di bloccare del tutto i potenziali rapporti con una Siria rinnovata. La forte differenziazione, segnata da una grave mancanza di omogeneità, delle forze che compongono la costellazione che si oppone ad Assad è stata, fino ad ora, l'ostacolo principale al rovesciamento del regime, che ha spesso approfittato di queste profonde divisioni. L'importanza del riconoscimento di quella che è la più grande potenza mondiale, fornisce alla coalizione dei ribelli di accrescere la propria legittimità sul piano internazionale, anche in una ottica che possa aumentare la propria capacità negoziale ed il proprio peso politico in una trattativa al di fuori del contesto militare; è probabilmente questo che Washington intende favorire per porre fine allo stato di grande difficoltà di un paese allo stremo. Ma questa tattica morbida scelta da Obama, non gli ha permesso di evitare le critiche dei repubblicani che spingevano per un impegno più diretto nella soluzione del conflitto. Si tratta, però, di una soluzione difficilmente percorribile senza l'avallo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, un impegno diretto sotto la bandiera americana potrebbe generare tensioni ancora maggiori con l'Iran, che resta il maggiore alleato di Assad. Obama ha optato, almeno per il momento, per evitare questa soluzione sperando in una soluzione interna al paese, che è, però, obiettivamente difficile, dato lo stallo della situazione militare. La sensazione è che gli USA siano in attesa di un qualche sviluppo, che possa portare i contendenti ad una negoziazione perseguita senza il mezzo militare, a quel punto tutto il peso politico di Washington peserà sul piatto della bilancia dei ribelli.

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