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mercoledì 5 dicembre 2012

Xi Jinping affronta la politica estera

Xi Jinping, il nuovo segretario del Partito Comunista Cinese, ha effettuato il suo primo discorso di politica estera, dopo la nomina al vertice della principale organizzazione politica della Cina; l'occasione è stato un incontro con esperti, imprenditori e studiosi sia del paese, che provenienti dall'estero. Formalmente Xi Jinping, non è ancora entrato in carica, il suo insediamento avverrà nel prossimo mese di marzo, ma data l'importanza del suo ruolo, gli osservatori di politica internazionale attendevano con trepidazione le parole del nuovo leader della seconda potenza mondiale. Il discorso è rimasto nel solco della tradizione cinese, molto generale ed infarcito di buoni propositi, quasi ecumenico nei confronti del mondo intero, anche di quelle che potranno essere le nazioni avversarie. Partendo dal punto fermo che la Cina deve raggiungere i propri obiettivi, il nuovo segretario del Partito Comunista, ha affermato che ciò non dovrà essere a discapito di altri paesi e che, anzi, sarà necessaria una maggiore apertura della Cina verso il mondo esterno. La caratteristica fondamentale dovrà essere uno sviluppo pacifico, dove la competizione economica non dovrà generare sconfitti ma creare i presupposti affinchè, nello stato di economia globale e globalizzata, sia favorita la crescita generale. Queste intenzioni si possono facilmente comprendere con le esigenze cinesi di allargare i propri mercati, creando una fase espansiva che favorisca la crescita ulteriore del paese; è facile immaginare che per fare ciò la Cina dovrà mettere mano al portafoglio ed immettere massicce dosi di liquidità nel sistema, cosa, peraltro già iniziata prima dell'avvento del nuovo segretario. In questo campo, quindi, si annuncia una continuità con la politica precedente, contraddistinta, semmai, da una maggiore spinta agli investimenti verso l'estero. Quello che appare è una volontà di affermazione morbida, non contrassegnata da proclami che il panorama internazionale possa intendere in maniera troppo spinta. Tuttavia perchè ciò sia attendibile, il nuovo segretario dovrà operare anche sul fronte interno, favorendo quelle riforme sociali necessarie a ridurre le grosse iniquità presenti sul territorio cinese. A questo riguardo, nonostante le timide aperture in fase congressuale, i veri intendimenti di Xi Jinping non si sono ancora compresi a fondo. La necessità di una riforma che riguardi i diritti fondamentali e quelli legati al lavoro sono ben chiari alla nomenclatura cinese, che si trova però ad affrontare le resistenze delle parti più conservatrici del partito e, sopratutto, della periferia della nazione, dove il potere dei potentati locali, rappresenta ancora l'ostacolo maggiore alla diffusione della ricchezza, necessaria anche all'estensione del mercato interno, finora ancora poco sfruttato. Sui temi più specificatamente di politica estera, l'atteggiamento vago del nuovo segretario fornisce la sensazione che l'atteggiamento cinese del nuovo corso, non si discosterà troppo da quello precedente, la Cina, prediligendo l'aspetto commerciale ed economico, continuerà nella politica di non ingerenza assoluta negli affari interni degli altri paesi, tuttavia per Pechino è importante assumere una nuova dimensione sulla platea internazionale: in questo senso è possibile che la Cina tenda ad intraprendere una maggiore attività di mediazione nelle questioni internazionali, presentandosi come un partner al di sopra delle parti, nei conflitti e nelle questioni tra gli stati. In quest'ottica sarà fondamentale vedere come la Repubblica Comunista Cinese intenderà usare l'enorme potere del diritto di veto nel Consiglio di sicurezza dell'ONU.

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