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venerdì 4 gennaio 2013

Hollande prova un nuovo modello economico per la Francia e per l'Europa

Schiacciato dal peso dei dati economici e dall'abbassamento repentino degli indici di popolarità e con la concreta esigenza di ridare fiato al paese, il Presidente francese François Hollande, prova a rilanciare la sua azione di governo con l'elaborazione di un nuovo modello francese, che serva anche a fare da battistrada per una Unione Europea più unita e coesa di fronte ai problemi dell'economia. Il modello sarà imperniato su sviluppo, ecologia e popolazione e dovrà creare i presupposti per risolvere la disoccupazione, specialmente quella giovanile, che affligge il paese. A sostegno di queste politiche dovrà essere trovata una sintesi efficace nella strategia degli investimenti pubblici e privati capace di creare posti di lavoro a tempo indeterminato per interrompere la precarietà, fenomeno endemico di questa fase storica caratterizzata dall'incertezza derivante dalla crisi. Il modello che verrà a crearsi dovrà essere alla base della risoluzione dei problemi dell'economia ben oltre i confini francesi, ma dovrà rappresentare un possibile esempio anche per l'intera Europa, dove la tanto perseguita politica di crescita dovrà avvenire senza lo stravolgimento delle regole sociali, cosa, peraltro, in parte già abbondantemente avvenuta. Per Hollande il binomio Francia-Europa è fondamentale, il Presidente francese è un convinto europeista, ma si pone come alternativa alla Germania della signora Merkel per una futura leadership, più favorevole a politiche espansive e che sappia guardare, sempre entro certi limiti, meno favorevolmente all'eccessivo rigore fin qui imposto da Berlino. Del resto sono questi temi, che in campagna elettorale lo hanno contrapposto a Sarkozy, che gli hanno permesso di arrivare alla carica più alta dell'Eliseo. Il richiamo ai valori tradizionali della repubblica francese, quali: libertà, uguaglianza, fraternità, solidarietà e giustizia, cui fare riferimento nell'estensione del nuovo modello in costruzione, non pare un esercizio retorico ma un ribadire i punti fermi dai quali ripartire. Tuttavia per una affermazione continentale, senza dare per scontata la riuscita del programma all'interno dei confini nazionali, Hollande dovrà trovare delle sponde nei maggiori governi europei. Lasciando perdere la Gran Bretagna, che sta praticando una politica ostruzionistica nei confronti dell'Europa e che ha agito scorrettamente proprio nei confronti del governo francese in carica, promettendo grande accoglienza per i contribuenti ricchi in fuga da Parigi, saranno decisivi i risultati elettorali in Italia e Germania nelle prossime consultazioni politiche. Il risultato di Berlino è obiettivamente il più importante per l'intera Europa: se si dovesse affermare una nuova linea, opposta a quella della cancelliera in carica, che potesse essere meno rigida, l'azione di Hollande troverebbe una maggiore facilità di applicazione, viceversa una conferma della Merkel acuirebbe le differenze con Parigi, con pesanti ripercussioni sulla politica comunitaria. In questo senso una affermazione del centro sinistra in Italia, potrebbe aiutare la Francia ad operare un bilanciamento dell'azione tedesca. Ma i pronostici sono ancora troppo difficoltosi, la legge elettorale in vigore in Italia non permette molte speculazioni e finchè lo scrutinio non sarà completato sarà ben difficile avere delle certezze. Anche sul fronte tedesco, però vi è profonda incertezza la scadenza elettorale prevista per autunno lascia aperte ancora tutte le possibilità, malgrado nelle ultime tornate i favori della Merkel siano stati in calo, la paura che una nuova ondata di debito potenziale si abbatta sull'Europa a causa di una attenuazione del rigore, potrebbe favorire in extremis l'attuale cancelliera. Nel frattempo, però Hollande non può aspettare gli eventi, la necessità di agire per risollevare un paese in difficoltà metterà alla prova il modello che dovrebbe ridare respiro alla Francia. Se ci riuscirà sarà uno spot elettorale enorme per i movimenti ed i partiti affini alla sinistra francese che parteciperanno alle elezioni negli altri paesi europei.

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