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lunedì 21 gennaio 2013

Lo sviluppo in Africa del terrorismo islamico

Il ritorno del terrorismo islamico in Algeria, dove era nato, circa venti anni prima, non costituisce una coincidenza. Malgrado le smentite delle autorità algerine, il fenomeno, pur essendo ancora lontano dall'intensità degli anni novanta, quando il monopolio della violenza era esercitato dai Gruppi Islamici Armati ed il paese era sull'orlo della guerra civile, sta avendo un incremento non irrilevante. Tra il 2001 ed il 2012 sono stati ben 938 gli attacchi terroristici di matrice islamica, concentrati al di fuori delle grandi città, controllate dallo stato, ed in particolare avvenuti nelle montagne della Cabilia ed, in maniera minore nel deserto del Sahara. Ai Gruppi Islamici Armati è subentrato il movimento di Al Qaeda nel Maghreb Islamico, fondato nel 2006 e subito accolto nella galassia delle organizzazioni affiliate a Osama Bin Laden. Si tratta di gruppi di salafiti algerini comandati da Abdelmalek Droukdel, che li dirige probabilmente da qualche valle nascosta nelle montagne della Cabilia. Da lì la sua influenza si è diffusa nella gran parte del territorio del Sahel: in Mauritania, Niger ed in particolar modo nel Mali, dove, nella parte settentrionale del paese, i combattenti islamici sono stati spinti dalle offensive dell'esercito di Algeri. Questo territorio, dove non viene praticamente esercitata alcuna sovranità legale, ha permesso ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico di incrementare notevolmente le proprie ricchezze, grazie ad attività illecite come il contrabbando, l'immigrazione clandestina, il traffico di droga ed, in ultimo, la pratica del rapimento di occidentali, rilasciati dietro sostanziosi riscatti, pagati dagli stati di appartenenza dei rapiti. Nella sua ascesa al potere il movimento di Al Qaeda nel Maghreb Islamico è stato favorito da fattori esterni alla sua azione, che ne hanno facilitato l'accresciuta influenza, come la guerra in Libia, che ha permesso di liberare notevoli quantitativi di armamenti, nascosti nei depositi di Gheddafi e la spinta autonomistica dei Tuareg del Mali, che ha permesso di stringere tra i due movimenti un'alleanza tattica, unendo le forze contro il debole governo centrale di Bamako. Quest'ultimo fattore ha determinato la conquista del nord del Mali, un territorio molto vasto ma scarsamente popolato, il cui controllo ha consentito una libertà di azione ancora maggiore nelle attività illegali. Proprio la volontà di aumentare la superficie controllata, con un'azione militare sventata dalle truppe del Mali, ha obbligato Parigi ad intervenire e ciò è stata la causa della rappresaglia consistita nell'assalto all'impianto di produzione di gas in Algeria. Il rischio che questi episodi si ripetano è altamente concreto, l'azione dei gruppi terroristici si muove in territori profondamente segnati dalla povertà, dove ottenere il consenso della poplazione è relativamente facile, anche se l'instaurazione della legge coranica, ha suscitato molta contrarietà, per la ferocia della sua applicazione. Ma l'intendimento di estendere a tutto il Shael l'influenza del terrorismo islamico è un programma di Al Qaeda nel Maghreb Islamico, anche se, proprio a causa della grande estensione territoriale, i gruppi terroristici dovrebbero subire una divisione cellulare, che potrebbe determinare la fine della struttura piramidale di comando; ciò significa andare incontro ad un minore controllo centrale, che in una potenziale fase repressiva potrebbe complicare la lotta al terrorismo, per la maggiore presenza di centri di comando, comunque differenti. Un'altro aspetto è la possibile corsa ad attentati ed azioni dimostrative per ingaggiare una sorta di lotta per avere una qualche supremazia di alcuni gruppi rispetto ad altri. Diventa così necessaria una azione di contenimento, che non può più, purtroppo, essere preventiva e che deve essere coordinata in associazione con i governi legittimi, dagli stati occidentali, per impedire il dilagare dell'estremismo religioso. La caduta del controllo dei gruppi terroristici dovuta al successo delle primavere arabe, con la conseguente caduta dei regimi che detenevano il potere politico nei rispettivi paesi, rappresenta il lato negativo dei processi di democratizzazione dei paesi arabi, non del tutto previsto dai paesi occidentali, che ora devono assolutamente correre ai ripari perchè la zona interessata è situata immediatemente dietro alla sponda meridionale del Mediterraneo.

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