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martedì 8 gennaio 2013

Mali: i radicali islamici tentano l'offensiva

La situazione del Mali sta subendo un peggioramento a causa dell'avanzata degli estremisti islamici che hanno preso il nord del paese. Il tentativo di sfondamento della immaginaria linea di demarcazione dove si sono attestate le forze antagoniste è stata ripristinata per la risposta delle truppe governative di stanza a Mopti, ma ciò non è bastato all'esercito regolare per guadagnare posizioni, giacchè i radicali islamici sono riusciti a mantenere le proprie posizioni. L'azione degli estremisti era iniziata fin dai giorni scorsi per attaccare Mopti, che costituisce l'ultimo baluardo delle forze dell'esercito regolare, le colonne sono formate dai combattenti salafiti di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), il Movimento per l'Unità di Jihad in Africa occidentale (Muyao) e Ansar Dine (Difensori della Fede), che si contraddistinguono per la rigorosa applicazione della legge coranica. Malgrado il ripristino delle posizioni precedenti allo scontro la situazione resta carica di tensione e non sono da escludersi altri combattimenti nei prossimi giorni. La ripresa degli scontri è da ascrivere, principalmente, allo stallo delle trattative in corso ad Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, tra il governo del Mali, Ansar Dine ed i ribelli Tuareg del Movimento di Liberazione Nazionale Azawad (MNLA), a causa del mancato accordo sull'applicazione della legge coranica, la sharia, in tutta la nazione maliana, considerato prerequisito fondamentale, dai radicali islamici, per continuare il negoziato, ma condizione sempre rifiutata dal governo di Bamako. Nel Nord del Mali, territorio sotto il controllo degli estremisti islamici, la situazione sociale è profondamente deteriorata proprio per l'applicazione della sharia, applicata in modo violento ed integralista; sono già diverse le vittime uccise per futili motivi, così come le mutilazioni praticate soltanto a causa di semplici sospetti ed in generale l'aumento delle punizioni corporali a riguardato una serie di infrazioni diventate tali solo grazie ad una lettura distorta del Corano. Anche i monumenti ed i documenti del paese hanno subito gravi danni per questi motivi. Tutto ciò malgrado una risoluzione del 20 dicembre del Consiglio di Sicurezza, che, finalmente autorizzava l'intervento armato internazionale per debellare i gruppi integralisti; ma la risoluzione risulta viziata nella forma dall'assenza di una scadenza temporale, che vanifica una delle poche decisioni che potrebbero avere effetti concreti da parte del Consiglio di Sicurezza. Romano Prodi, l'ex premier italiano, che ricopre la carica di inviato speciale per le Nazioni Unite per il Sahel, prevede che le operazioni militari non potranno iniziare prima di settembre per le croniche carenze sia economiche che militari dell'esercito del Mali.

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