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giovedì 21 febbraio 2013

L'Italia a due giorni dal voto

Ormai prossimi alla scadenza elettorale italiana, cruciale per il paese, ma anche per l'Europa e l'intero occidente, la situazione nello stivale appare molto confusa ed il livello, sempre più basso, della campagna elettorale, contribuisce ad aumentare il senso di smarrimento nelle cancellerie. Partiamo dai sondaggi bloccati per legge da due settimane: fino a che sono stati resi pubblici si registrava un recupero dell'ex primo partito italiano e della sua coalizione di centro destra trainato dal ritorno sulla scena pubblica del leader della formazione Silvio Berlusconi, sulla coalizione favorita di orientamento di centro sinistra. Il premier uscente, Mario Monti, entrato nella competizione a sorpresa e contrariamente a quanto dichiarato, non pareva sfondare in un elettorato che lo ha percepito come autore di una politica vessatoria, malgrado gli apprezzamenti internazionali; la coalizione di centro capitanata proprio dal Presidente del Consiglio non era accreditata sopra il 12-15%, un risultato, che se confermato, sarà deludente per le attese di una fascia collocata al vertice della piramide sociale italiana, che confidava nella politica del governo dei tecnici, ma che potrebbe consentire un potere di ricatto nei confronti delle altre due coalizioni, in una posizione di ago della bilancia. Questa ipotesi apre allo scenario più probabile: la vittoria insufficiente del centro sinistra, che avrà bisogno della stampella di centro per potere formare il governo. Pare, invece, impraticabile la via alternativa verso una alleanza tra la formazione di Monti ed il centrodestra, sia per la presenza del partito a matrice antieuropea, la Lega Nord, sia per i toni accesi che hanno assunto reciprocamente Berlusconi e Monti, con lo scopo di guadagnare la fiducia dell'elettorato definito, spesso a torto, come moderato. Ma una alleanza tra il centro ed il centrosinistra, dove è presente una formazione più marcatamente di sinistra, Sinistra ecologia e libertà, guidata dal governatore della Puglia, Vendola, potrebbe causare la ripetizione dell'ultima esperienza del governo Prodi, quando per le incomprensioni per le componenti eterogenee dell'alleanza, l'esperienza di governo terminò anticipatamente, aprendo la strada all'ultimo governo Berlusconi, inviso ai maggiori paesi europei. Un tale quadro della situazione aprirebbe una fase di instabilità che non avrebbe altro epilogo che una nuova consultazione elettorale. Lo scenario fin qui presentato ricalca però la tendenza sia dei media, che degli istituti demoscopici italiani, che hanno sottovalutato la presenza degli altri movimenti in corsa ed in special modo l'impatto del Movimento Cinque Stelle, guidato da un comico, Beppe Grillo, capace di riempire le piazze con i suoi comizi, usando una strategia elettorale basata sull'uso del web ed, appunto, delle piazze, rifiutando il canale tradizionale della propaganda politica: la televisione. I programmi di Grillo non sono chiari, si tratta di un impasto infarcito di proposte populiste ed astio, ampiamente giustificato, verso una classe politica che ha dato ampie prove di incapacità e malgoverno, ma che, proprio per la facilità di comprensione del messaggio, stanno incrementando i consensi. Il Movimento Cinque Stelle rischia di diventare il terzo o addirittura il secondo partito del paese. Ad aiutare l'aumento del gradimento è stato lo svolgimento di una campagna elettorale, dove i partiti tradizionali hanno mantenuto il discorso sui programmi, solo nelle prime battute, per poi scadere di livello, trascinati in continui attacchi l'uno contro l'altro e promesse spesso antitetiche, quanto pittoresche, con quanto enunciato all'inizio della competizione. Si aggiunga che il coinvolgimento, seppure indiretto, in episodi giudiziari molto rilevanti, ha riguardato diverse formazioni politiche, andando ad accrescere e provare direttamente quanto sostenuto da tempo da Grillo nei confronti dei politici di professione. Nei sondaggi il Movimento Cinque Stelle pur accreditato di un 15-18% è stato probabilmente sottostimato, non è dato di sapere se per imperizia o ad arte, ma attualmente, secondo le impressioni di vari osservatori, avrebbe una percentuale ancora più rilevante. Beppe Grillo, il leader del movimento, ha sempre rifiutato qualsiasi possibile alleanza con le forze poltiche tradizionali, ed un suo eventuale successo rappresenterebbe un ulteriore elemento di instabilità del sistema, forse ancora maggiore, che un eventuale accordo tra centro sinitra e centro, già di per se poco stabile, quasi per definizione. Questa situazione, che è forse il risultato più probabile delle urne, è ben presente alla platea internazionale, che nutre forti preoccupazioni per i riflessi negativi sulla moneta unica derivanti dalla non governabilità della terza economia della zona euro. I risultati a livello macroeconomico del governo dei tecnici guidato da Monti, hanno avuto l'effetto di tamponare una crisi che poteva trascinare dietro di se la moneta unica, ma non hanno sistemato in maniera strutturale l'impalcatura sempre traballante dell'economia italiana. Le scelte di forte compressione dello sviluppo attuate mediante una tassazione applicata in maniera oltremodo feroce, che ha ridotto potere di acquisto e capacità produttive, non possono essere tollerate da una società sempre più portata verso il basso, dove le forti tensioni sociali ne hanno minato la coesione. L'antipolitica, dei movimenti populisti, sembra abbia occupato gli spazi liberi lasciati dal fallimento delle forze politiche, a questo fenomeno si deve sommare il grande livello di astensionismo ed allontanamento dalle urne, che costituiscono la forma più diffusa di protesta verso il sistema dei partiti, che resiste all'implosione grazie ad uno zoccolo duro di affezionati, che tende, però, ad una sempre maggiore erosione. Sostanzialmente è questo lo scenario italiano a poche ore dalle urne, uno scenario giustamente preoccupante.

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