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venerdì 31 gennaio 2014

Dietro l'aiuto all'Egitto, il contrasto tra Arabia Saudita e Qatar

Dietro il nuovo consistente aiuto economico all’Egitto, da parte dell’Arabia Saudita, si cela una lotta tutta interna alle monarchie del Golfo, che sui destini delle primavere arabe e sul ruolo dei Fratelli musulmani la pensano in maniera diametralmente opposta. L’economia egiziana sta passando un periodo molto difficile, dopo i tre anni di forte instabilità politica, che hanno compromesso sia gli investimenti che il gettito prodotto dal turismo. Nello scorso anno gli aiuti dell’Arabia Saudita verso l’Egitto, si sono aggirati introno ai 5.000 milioni di dollari, mentre il nuovo pacchetto ammonterebbe a circa 4.000 milioni di dollari. Attraverso queste contribuzioni finanziarie, l’Arabia Saudita mostra il proprio gradimento per il governo dei militari, che ha arginato il potere della Fratellanza musulmana. Per l’Arabia si tratta di un investimento affinché il contagio di quella che è ritenuta una deriva confessionale non si propaghi al suo territorio. L’Arabia non ha mai condannato il sistema repressivo operato dai militari egiziani, mostrandosi sostanzialmente d’accordo con i metodi adottati, tra cui, anche, la messa fuori legge della fratellanza. Pur essendo uno stato profondamente fondato sulla religione, quello che l’Arabia vuole evitare è una rilettura della commistione tra politica e credo religioso, propria dei Fratelli musulmani, in grado di mettere in crisi il proprio sistema di governo vigente, basato su di una rigida divisione gerarchica della società e con il potere saldamente in mani ben definite. Su posizioni opposte vi è, invece, il Qatar, che vede con favore la crescita dell’influenza dei Fratelli musulmani e la loro capacità di penetrazione nei sistemi politici. Non è un caso che Al Jazeera, quella che è ritenuta la televisione maggiormente influente nel mondo arabo, con sede proprio nel Qatar e finanziata dal governo locale, sia diventata praticamente la voce ufficiale dei Fratelli musulmani. Non stupisce che a Il Cairo ben venti giornalisti dell’emittente siano sotto processo in Egitto, per diffusione di notizie non gradite al governo delle forze armate. Il quadro che si sta così delineando è quello di un confronto, a distanza, ma sempre più serrato, tra Arabia Saudita e Qatar, da sempre alleati, sul futuro stesso del movimento sunnita. Ma, mentre il Qatar sembra sviluppare una politica, anche aggressiva mediante il finanziamento di gruppi estremisti, che vuole favorire l’ascesa politica dei gruppi confessionali, l’Arabia Saudita è contraria a questa visione, che potrebbe incrinare i rapporti sociali nel paese. In questa partita l’Arabia Saudita sta giocando un ruolo sostanzialmente conservatore, mentre il Qatar, anche grazie alla ingente disponibilità economica, cerca un ruolo da primo attore nel panorama politico. Lo scopo è quello di accrescere il prestigio e l’influenza della piccola nazione soprattutto nei confronti di quel mondo musulmano sunnita che si riconosce come favorevole ad un legame ben saldo della sfera politica con quella religiosa, in una maniera non statica ma dinamica, capace cioè, di intercettare i consensi delle masse del mondo musulmano. Resta da vedere se questo disegno è applicabile anche in Qatar, oppure se il paese lo vuole soltanto esportare a suo uso e consumo.

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