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mercoledì 26 febbraio 2014

Per la Merkel gli insediamenti israeliani pregiudicano l'integrità palestinese

L’incontro tra la Cancelliera tedesca, Merkel ed il primo ministro israeliano Netanyahu, pur svolgendosi in un clima di cordialità, ha evidenziato profonde differenze di vedute tra i due paesi. Il duro giudizio, da parte tedesca, sulla politica delle colonie e quindi sullo sviluppo degli insediamenti in Cisgiordania, rappresenta la maggiore distanza tra i due rappresentanti politici. Secondo la Merkel il processo di pace non può andare avanti senza una trattativa seria che blocchi l’espansionismo di Israele, in modo da favorire la soluzione dei due stati. La Germania ribadisce la linea dell’Europa e si affianca ai propositi americani. A questo fine è essenziale per la Merkel la integrità e continuità territoriale per lo stato palestinese, condizione che ora è minata dalla politica che Tel Aviv, non solo non ha interrotto, ma ha incrementato proprio sotto la guida dei governi di Netanyahu. La Merkel ha però sostenuto anche la condizione, posta da Israele, di essere riconosciuto dai palestinesi. Si tratta evidentemente di una soluzione incoerente in quanto questa condizione non può essere soddisfatta, fintanto che la politica degli insediamenti non viene fermata. In realtà questa dichiarazione della cancelliera tedesca è sembrata funzionale alla visita in Israele ed ha risposto a criteri di diplomazia, per quanto la Germania sostenga attivamente il processo di pace e ritenga il reciproco riconoscimento un presupposto basilare. Il primo ministro israeliano ha, invece posto anche la condizione che lo stato palestinese debba essere smilitarizzato, infrangendo il requisito di parità con Israele ed introducendo quindi la volontà di fare della Palestina una nazione a sovranità limitata. Ma le differenze tra i due statisti non sono limitati alla questione palestinese, anche sul nucleare iraniano, le divergenze restano profonde. Israele, nonostante il cambio di governo effettuato a Teheran, continua a vedere nella nazione iraniana un pericolo per l’integrità, non solo del proprio stato, ma anche per l’Europa, a causa dello sviluppo della tecnologia nucleare. Viceversa la Germania, vede nel negoziato una possibilità per far uscire l’Iran dell’isolamento e per aprire nuovi canali di comunicazione, in modo da scongiurare la contrapposizione con l’occidente. Alla fine l’incontro ha rappresentato una situazione dove i due paesi, pur sforzandosi di mantenere i consueti buoni rapporti di amicizia, sono divisi da una profondità assai vasta di vedute; ma per Israele è ormai cosa consueta, una situazione analoga si è già vista con gli Stati Uniti e questa condizione evidenzia sempre di più che senza un cambio nella politica estera, Tel Aviv è destinata ad un sempre maggiore isolamento.

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