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giovedì 29 maggio 2014

Obama ribadisce la sua dottrina in politica estera

Barack Obama ha confermato che gli Stati Uniti resteranno il paese leader nel mondo, la nazione indispensabile per gli equilibri mondiali, ma che non potranno più fondare la propria posizione di leadership sul solo aspetto militare, come avvenuto nel secolo scorso, ma dovranno puntare sulla diplomazia e, soprattutto sulla cooperazione con le altre nazioni. Un aspetto importante in questa strategia dovrà essere l’esclusione di azioni unilaterali a livello internazionale, per non apparire come potenza egemone, tuttavia sarà interessante vedere come questo aspetto sarà attuato nei casi più urgenti che dovessero riguardare l’esclusivo interesse nazionale. Aldilà delle considerazioni contingenti, l’intervento del presidente USA all’accademia di West Point è stato una conferma della cosiddetta dottrina Obama in campo internazionale, che tante polemiche ha suscitato in patria, provenienti, nella maggior parte, dal Partito Repubblicano, ma non solo. L’espansione cinese, il ritiro americano da Iraq ed Afghanistan dopo guerre lunghe e sanguinose, che non hanno, in definitiva portato grandi risultati, l’irrequietezza della Russia, che ha invaso uno stato estero alterando gli equilibri regionali, gli esiti incerti della guerra siriana, che rischiano di favorire l’estremismo islamico, sono tutti argomenti che vengono portati ad esempio per confutare la linea di condotta voluta da Obama in politica estera, che si discosta dall’atteggiamento meno cauto tenuto dai precedenti presidenti. Ma le considerazioni dei fattori che influenzano l’indirizzo dell’attuale presidente americano partono dalla constatazione che nel nuovo assetto globale i maggiori pericoli partono dai gruppi terroristici, anziché dagli stati; ciò appare vero solo parzialmente giacché spesso dietro le azioni di questi movimenti vi sono entità statali che usano formazioni minori per non dichiarare guerra in maniera esplicita. Questa metodologia di confronto bellico impone un minore impiego di risorse, sia per chi attacca, che per chi deve difendersi: in questo scenario assume maggior importanza il lavoro di intelligence e l’uso di armamenti non tradizionali, perché comandati in maniera remota, come i droni. L’accresciuta importanza del diritto internazionale, anche se viene spesso violato, impone un confronto continuo ed una stretta collaborazione tra gli stati, che determina un aumento di valore e di importanza per l’azione diplomatica. Questa accezione deve essere intesa in senso molto più ampio di come è stata praticata fino ad ora, infatti rientra in questa azione, non soltanto l’attività di relazione tra gli stati, ma anche pratiche parallele. Un esempio molto importante è dato dalla condotta statunitense in Siria, dove si è scelto di non intervenire direttamente, ma fornendo aiuti materiali ai ribelli, arrivando al massimo a dare un addestramento militare. Queste azioni servono a creare un reticolo di consenso verso gli USA, che parte da lontano, ma deve avvicinare le forze in gioco ritenute affidabili all’amministrazione americana, senza l’imposizione della democrazia con le armi, come avvenuto in Iraq. Quello che Washington deve evitare è un pericoloso isolazionismo dove gli Stati Uniti possano essere confinati dalla comunità internazionale a causa dell’eccessivo interventismo. Gli USA vogliono sempre guidare il mondo, ma con modalità differenti e con un approccio che coinvolga i paesi alleati in maniera paritaria. Questa scelta potrebbe essere interpretata come un segnale di debolezza della potenza americana, ma è vero il contrario: soltanto con una cooperazione condivisa le ragioni degli USA potranno essere accettate; certo questo implica un maggiore sforzo di mediazione, che dovrebbe, però, eliminare i contrasti e gli attriti che si sono generati per le decisioni autocratiche degli USA. Un aspetto dove Obama sembra incurante è la percezione che questa linea politica suscita in molti cittadini statunitensi: una immagine di debolezza che potrebbe essere deleteria per gli USA, tuttavia questo approccio morbido serve proprio a dare un’immagine di forza tranquilla, che deve cancellare la visione negativa, ancora presente a livello mondiale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dell’imperialismo americano.

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