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lunedì 16 giugno 2014

L'inevitabile alleanza tra USA ed Iran

La grande potenza globale americana è vittima dei propri errori passati e recenti, che influiranno sulle prossime scelte del sistema di politiche di alleanze internazionali, andando anche in senso contrario alle scelte degli ultimi decenni. Allo sbaglio originario dei Bush, il padre non ha eliminato Saddam al momento opportuno, forse rendendosi conto di quello a cui andava incontro, è seguito quello del figlio che ha risposto ad una logica elettorale del suo partito, investendo il consenso elettorale in una politica improntata al risultato del momento, che non ha tenuto conto delle conseguenze. Nel periodo repubblicano la politica estera è stata asservita all’industria bellica ed a quella petrolifera, non valutando l’impatto di questa scelta sul sistema globale della diplomazia statunitense. Obama, anch’esso vincolato al suo programma elettorale ed al mandato ricevuto, ha mantenuto gli impegni con il ritiro dei militari USA, che hanno lasciato l’Iraq in balia di se stesso, vittima delle sue divisioni ataviche, in un contesto di forte conflittualità tra le varie componenti dello stato: ciò ha determinato il facile inserimento della variabile estremista, che ha fruttato sapientemente altre situazioni contingenti, come la rabbia dei sanniti per l’esclusione dagli incarichi governativi; a questo proposito è necessario ricordare come tutta l’iconografia in favore di Saddam sia ricomparsa al fianco dei sanniti radicali. Un ulteriore demerito di Obama è stato quello di abbandonare il paese, sperperando tutti li sforzi compiuti, senza accertarsi fino in fondo delle reali condizioni in cui e a chi lasciva il paese. Il premier irakeno ha favorito una politica a favore degli sciti, senza includere i sanniti e lasciando un autonomia incontrollata, che sa di secessione, ai curdi. Il paese è diviso in tre entità, dove solo quella curda è destinata ad affermarsi finalmente come entità statale autonoma. A questo punto, però, il rischio concreto di uno stato islamico integralista nel cuore del medio oriente è fortemente probabile senza una risposta proveniente dall’esterno. Ecco concretizzarsi l’inedita alleanza tra Washington e Teheran; in realtà i due stati hanno già collaborato in maniera non ufficiale per l’Afghanistan, contro i talebani, ma ora la collaborazione deve venire allo scoperto, deve essere ufficializzata. Entrambi i due stati dorano chiedere garanzie alla parte opposta, che possano consentire la collaborazione in patria con le ispettive opposizioni. Se per gli USA è necessario concludere l’accordo sul nucleare, cosa chiederà l’Iran è più difficile da prevedere, anche se la posizione di Assad potrebbe diventare una delle principali condizioni. Gli USA saranno più esposti nei confronti degli alleati: convincere l’Arabia Saudita ed Israele della bontà della nuova alleanza non sarà compito agevole, ma se riusciranno a superare questi ostacoli potranno aprire una pagina talmente nuova e foriera di possibilità, che l’intera politica diplomatica mondiale ne potrebbe essere stravolta. Se questo avverrà in senso positivo la leadership USA ne uscirà rafforzata in maniera non più superabile, neppure dalla Cina.

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