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mercoledì 25 febbraio 2015

Amnesty International critica le Nazioni Unite e propone una riforma del diritto di veto del Consiglio di sicurezza

L'organizzazione umanitaria Amnesty International ha presentato il proprio rapporto sulla situazione dell’applicazione dei diritti umani in circa 160 paesi del mondo. Il 2014 è stato considerato come l’anno peggiore per il gran numero di rifugiati dopo la seconda guerra mondiale, un dato, quindi, che conferma che la pace nel mondo non esiste e come il pianeta sia attraversato da tanti conflitti locali, che ne determinano una situazione esplosiva a livello umanitario e che mette in costante pericolo anche gli stati che si considerano in pace. Nei principali punti di conflitto: Siria, Iraq, Ucraina, Nigeria e Gaza, hanno trovato la morte milioni di civili, un numero tanto grande per il quale è difficile perfino fare delle stime precise, mentre i rifugiati, molti dei quali vivono in condizioni igieniche approssimative, in campi profughi di emergenza, spesso situati in nazioni già afflitte da povertà endemica, sarebbero ben 15 milioni di persone. Si tratta di una situazione che rischia di diventare incontrollata e dove i segni più tangibili sono la ricomparsa di malattie che si credeva debellate ed il traffico di esseri umani, in fuga dalle violenze. Le cause non vanno ricercate soltanto nella condotta violenta delle parti in guerra, ma anche nelle risposte inefficaci della comunità internazionale, che non si è impegnata nella protezione dei più indifesi, spesso per ragioni di puro opportunismo politico ed economico, e del massimo organismo sovranazionale esistente, le Nazioni Unite, che furono create proprio con lo scopo di regolare i conflitti per mantenere la pace. Al contrario la sequenza di violazioni del diritto umanitario ha evidenziato una assoluta inutilità dell’ONU, organismo creato alla fine della seconda guerra mondiale e quindi ormai inadatto all’evoluzione storica del panorama internazionale, che necessita di una profonda revisione, come, d’altronde, richiesto da più parti. In questa ottica risulta evidente come una potenziale azione di contenimento e risoluzione di gravi crisi internazionali, da parte del soggetto Nazioni Unite, sia bloccato dall’assurdo funzionamento del Consiglio di sicurezza, l’organo preposto per il mantenimento della sicurezza e della pace mondiale, dove i cinque membri permanenti (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia) con il loro potere di veto, anche di uno solo di essi, può impedire l’approvazione di qualsiasi risoluzione. Risulta chiaro come uno strumento di un potere del genere possa essere usato, come effettivamente avviene, per singoli interessi nazionali o per ragioni di equilibri internazionali, nonostante le palesi violazioni del diritto umanitario. A seguito dei dati riportati da Amnesty International, la necessità e l’urgenza di una riforma è di pressante attualità. L’organizzazione umanitaria ha sviluppato una interessante proposta, che permetterebbe ai membri permanenti di rinunciare al diritto di veto, in presenza di situazioni di particolare atrocità. Deve essere ricordato che la politica estera dei paesi occidentali che compongono i membri permanenti (Regno Unito, Francia e Stati Uniti) è stata finora molto flessibile in base al fatto in esame, sempre comunque in linea con l’interesse nazionale e l’orientamento del governo in carica e non regolata da alcuna norma generale, tranne che per gli USA, che usano il diritto di veto ogni qualvolta Israele sia l’oggetto di una qualche risoluzione. Per Cina e Russia, vigeva, invece, la regola generale della non ingerenza negli affari interni degli altri paesi: questa prassi ha spesso impedito azioni contro genocidi, che potevano essere contenuti con interventi sotto l’egida dell’ONU. La regola adottata da Cina e Russia, in verità, è stata spesso una scusa per proteggere interessi economici o politici o per impedire che una situazione particolare si trasformasse a favore degli USA o dell’occidente. La guerra siriana e quella ucraina, hanno poi rappresentato come il potere di veto sia stato esercitato da un membro parte in causa, una fattispecie che il regolamento dell’ONU non aveva previsto e che dovrebbe essere oggetto di variazione. Un esempio di cosa potrebbe consentire la rinuncia al diritto di veto sarebbe stato rappresentato dalla possibilità per la Corte penale internazionale di perseguire gli autori dei massacri siriani. Un ulteriore strumento, secondo Amnesty International, potrebbe essere rappresentato dalla ratifica del trattato sul commercio delle armi, che potrebbe fermare l’invio di armamenti in quei paesi dove gli strumenti bellici potrebbero andare in mano a gruppi paramilitari (come è nel caso del califfato, di Boko Haram e dei filorussi). Senza che questi suggerimenti vengano presi in esame e resi effettivi, l’organizzazione umanitaria non prevede che il trend negativo sul rispetto dei diritti umani, sia invertito nel 2015.

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