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venerdì 22 dicembre 2017

Le Nazioni Unite votano contro a Gerusalemme capitale di Israele

Il voto delle Nazioni Unite, contro il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, segna il punto più basso dell’autorevolezza e del peso diplomatico statunitense. Sono stati ben 128 i paesi che hanno votato a favore del testo della risoluzione delle Nazioni Unite, che rifiutava la dichiarazione del presidente americano per il riconoscimento di Gerusalemme come acpitale dello stato israeliano. Tra i 128 paesi ci sono anche rivali degli Stati Uniti, ma sopratutto, ed è questa la rilevanza politica estrema, ci sono nazioni tradizionalmente alleate di Washington. Contro la risoluzione delle Nazioni Unite è arrivato il voto scontato di Tel Aviv, che si è sommato a piccoli paesi, timorosi di non ricevere più gli aiuti americani. Per Trump e la sua amministrazione una sconfitta totale, che pone gli Stati Uniti in una sorta di isolamento diplomatico e che, come conseguneza, ha quella di diminuire molto il suo peso politico nello scenario internazionale. Trump commette, quindi, l’ennesimo errore diplomatico, dimostrando di non essere un bravo calcolatore e questa vicenda evidenzia tutto il dilettantismo con il quale l’amministrazione della Casa Bianca pretende di gestire le questioni internazionali. Il presidente americano , con questa mossa effettuato insieme al governo di Tel Aviv, credeva di effettuare un colpo ad effetto in grado di distogliere l’attenzione dai problemi interni e che lo permettesse di accreditarlo come protagonista della vita internazionale. Mai scelta fu più sbagliata: la sconfitta diplomatica americana, subita nella sede delle Nazioni Unite, non ha, probabilmente precedenti ed evidenzia tutto il declino della nazione americana a causa di una leadership inadatta ed improvvisata; tutto questo anche se la decisione assunta dai 128 paesi non ha una valenza vincolante e non impedirà a Washington di insediare la sua ambasciata a Gerusalemme. Ma proprio questo aspetto rende ancora più pesante  la perdita di prestigio internazionale subita dagli Stati Uniti. Anche perchè le ragioni di questo voto non sono solo politiche, ma principalmente fondate sulle norme del  diritto internazionale, violate in modo così inconsulto da Trump e dalla sua amministrazione. La  Casa Bianca ha perso l’occasionedi gestire la questione palestinese, e quello sarebbe stato, invece, un punto molto rilevante anche per una presidenza insufficiente come quella di Trump; con questa decisione gli USA non potranno più porsi nel ruolo di mediatore tra palestinesi ed israeliani, perchè ormai troppo sbilanciati a favore di questi ultimi. Non si sa se questa scelta rientri nel programma elettorale di Trump, certo è che ora gli USA non sembrano potere più ambire al primo posto della scena diplomatica, proprio per la mancanza di una condotta equilibrata ed anche per la deficienza di esperienza internazionale, dovuta anche a nomine inadatte all’interno del corpo diplomatico statunitense. Dal punto di vista più peculiare della questione è impensabile oltrepassare le dieci risoluzioni del Consiglio di sicurezza, quindi firmate anche dagli USA, che risalgono ancora al 1967, ma che sono ancora valide e dove si stabilisce che la questione di Gerusalemme deve essere risolta in modo congiunto all’interno dell’intera questione israelo-palestinese. Quindi una eventuale decisione unilaterale, da una parte o dall’altra, non avrà valore. Al premier israeliano, che ha già intrapreso questa strada in disprezzo degli accordi, si aggiunge così il presidente americano, abbandonando il senso di legalità che poteva lasciare ancora spazio per il ruolo statunitense nel mondo.  Infine la reazione della ambasciatrice USA alle Nazioni Unite, rappresenta il senso di frustrazione dell’amministrazione per essere stati sconfitti in maniera così plateale e la minaccia mafiosa di non fornire più aiuti a chi ha votato a favore della risoluzione, getta ulteriore discredito sulla Casa Bianca incapace di accettare posizioni diverse dalla propria.

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