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lunedì 5 febbraio 2018

La visita di Erdogan in Italia

Il presidente turco Erdogan effettua una visita in Vaticano dopo cinquantanove anni di assenza, il viaggio continua con l’incontro con il presidente della Repubblica italiana ed il capo del governo. Sulla reale necessità di ricevere un capo di stato che ha trasformato il proprio paese in una sorta di dittatura, basata sul culto della propria personalità, attraverso la negazione di ogni dissenso e la diminuzione dei diritti per la popolazione turca, ci sono grandi perplessità da più parti. Se per la visita in Vaticano si possono avere delle spiegazioni plausibili, per l’accoglienza delle istituzioni italiane non si vedono ragionevoli motivazioni per consentire ad Erdogan una visibilità internazionale. Una esplicita richiesta di Erdogan è la causa della visita in Vaticano, dove l’intenzione turca è quella di parlare principalmente della questione di Gerusalemme capitale israeliana, dopo che gli USA hanno manifestato la volontà di trasferirvi  la propria ambasciata. La posizione della Santa Sede è chiara, al riguardo, e la speranza di appoggio turco su questo tema, che potrà anche verificarsi, non compenserà certamente le rimostranze che il Papa farà in privato per la situazione interna del paese e per la repressione dei curdi. Certo il Vaticano sfrutterà l’incontro per avere la massime rassicurazioni sulla sicurezza dei cristiani turchi e ciò rende maggiormente comprensibile che il Papa non abbia rifiutato l’incontro. Ma per l’Italia  non sembrano esserci analoghe motivazioni se non quelle economiche. Roma ha sempre appoggiato, alla fine smentita dai fatti,la candidatura turca all’ingresso in Europa, anche quando, ad esempio, Parigi si opponeva. L’atteggiamento italiano non è sembrato sufficientemente determinato nei confronti di un capo politico che ha trasformato il suo paese da laico in confessionale, con tutte le implicazioni che comporta volere rendere preponderante il fattore religioso islamico in una società civile e politica. Roma ha continuato una sorta di linea morbida anche dopo le repressioni seguite al colpo di stato, di cui non si è mai capito la vera natura, limitandosi a condanne formali ed anche nei confronti della repressione operata ai danni dei curdi non si sono sentite particolari rimostranze. Appare significativo che quella di Erdogan è la prima visita all’estero dopo i bombardamenti contro le milizie curde presenti sul territorio siriano, che hanno fatto diverse vittime anche tra i civili. Questo elenco dice che ce ne sarebbe abbastanza per isolare un personaggio molto pericoloso per la stabilità mondiale, la cui ambizione rischia di creare una dittatura sul modello di quella fascista sui confini dell’Europa. Nella sua politica estrema Erdogan ha sempre bisogno di riconoscimenti internazionali, sia per il suo versante interno, che per quello estero ed il fatto che sia ricevuto dopo avere infranto il diritto internazionale potrà diventare un fatto che la Turchia potrà sfruttare a proprio beneficio. Il governo italiano avrà senz’altro pensato  a come incrementare il grande scambio economico tra i due paesi, che raggiunge quasi diciotto miliardi di dollari, tuttavia in un quadro più generale, quello che riguarda la politica internazionale, anche all’interno delle dinamiche europee, è impossibile che questa visita non venga percepita come un vantaggio concesso al presidente turco. Probabilmente in questo frangente sarebbe stato più auspicabile un atteggiamento più distaccato con un capo di stato che ha indirizzato il proprio paese verso una compressione notevole di quei diritti, che lo stato italiano e l’Unione Europea si sono sempre fatti portatori. Dare udienza ad Erdogan contraddice tutti i valori sui quali si fondano la Repubblica italiana e l’Europa e ciò rappresenta un fatto grave che denuncia la necessità di un coordinamento degli indirizzi di politica internazionale, che deve venire necessariamente da Bruxelles. Non si può, d’altronde, certo sperare che questa visita faccia cambiare la direzione intrapresa da Erdogan, che, al contrario, usa l’Italia per i suoi scopi di visibilità internazionale, facendo fare a Roma una pessima figura.

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