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mercoledì 8 agosto 2018

Le fallimentari politiche di Trump

Se con la Corea del Nord la tattica di Trump, minacciare per poi ottenere un risultato, sembrava avere avuto effetto, con l’Iran non è andata allo stesso modo. In realtà neppure con Pyongyang, dato che le promesse di Kim Jong-un sono sembrate non vere ed il paese nordcoreano non ha iniziato la denuclearizzazione promessa. Teheran aveva messo le cose in chiaro da subito: l’Iran non è la Corea del Nord e, benchè la nazione asiatica stia vivendo un momento molto difficile dal punto di vista economico, ha rifiutato di ridiscutere il trattato già firmato sul nucleare. Per l’amministrazione della Casa Bianca si tratta di una sconfitta diplomatica, che annuncia il fallimento della politica estera americana. La Corea del Nord da la percezione di essersi presa gioco di Trump, mentre gli USA, ritirandosi dal trattato nucleare in maniera unilaterale sanciscono la loro inaffidabilità sul piano internazionale. Gli effetti della credibilità statunitense sono quelli di scendere sempre più in basso, alterando i rapporti con gli alleati storici. Quella che si sta venendo a creare è una distanza sempre più grande tra le due sponde dell’Atlantico, che potrebbe mettere in serio pericolo situazioni consolidate, come il Patto Atlantico, che rischiano di essere travolte da una politica improvvisata e fuori dai canoni del buon senso diplomatico. Questo anche perchè Trump intende obbligare ad aderire ai suoi diktat i soggetti firmatari dell’accordo, tramite la pressione diretta sulle aziende di quei paesi, con il divieto esplicito di operare negli USA se continueranno ad intrattenere rapporti commerciali con Teheran. Questo schema sembra ripetersi anche nella politica sui dazi, ma anche in questo campo la reazione prodotta dalla Cina, sembra essere di difficile contrasto, perchè punta  a colpire direttamente le aziende statunitensi che generano ingenti guadagni grazie alla manodopera a basso costo cinese. L’esempio più importante è l’azione di Pechino nei confronti della Apple a cui è richiesta una condivisione degli utili ottenuti in Cina. Per molte aziende americane il mercato cinese rappresenta la seconda area, dopo il mercato domestico, di maggiore sviluppo e sarà interessante vedere quale potrà essere la loro reazione quando saranno schiacciate tra i voleri di Washington e le ritorsioni di Pechino. Tornando alla questione iraniana, se l’intenzione dei fabbricanti di automobili tedesche sembra essere quella di abbandonare il mercato dell’Iran, per non compromettere quello americano, già in pericolo per il possibile inserimento dei dazi, altre nazioni, attraverso i loro esecutivi, una presa di posizione ufficiale, quindi, e non l’iniziativa di una singola ditta, rifiutano l’imposizione americana. In questo senso è importante il rifiuto del governo di Londra, che resta l’alleato principale degli USA, di adeguarsi ai voleri di Trump. L’Unione Europea, cercherà di sostenere le aziende che hanno stipulato contratti commerciali con l’Iran, dimostrando di essere alternativi agli Stati Uniti ed anche di essere più affidabili sul piano internazionale, rispettando gli accordi firmati.  In questo momento la Casa Bianca può riscuotere il sostegno di alleati importanti, ma più marginali rispetto all’Europa, ma, sopratutto,  la sua politica sembra essere controproducente, sia al suo blasone internazionale, che per l’aspetto economico. Il ragionamento della bilancia commerciale, che deve essere sempre in attivo verso ogni partner commerciale, senza considerare i benefici indotti che si ottengono, ad esempio, dalla convenienza dell’importazione di alcuni prodotti che non sono gravati da dazi in entrata, sembra essere applicato anche alla politica internazionale, dove è importante imporre la visione del presidente americano senza alcuna attenuazione, ne tenere in conto le opinioni ed il ruolo degli alleati. L’isolamento che Trump sta imponendo agli Stati Uniti presto richiederà un prezzo da pagare e non sarà certo basso: l’unica speranza è che gli americani se ne rendano conto già ai prossimi appuntamenti elettorali.

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