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giovedì 2 agosto 2018

Trump apre all'Iran

L’offerta di Trump all’Iran, per una ripresa del dialogo, ha causato reazioni non unanimi a Teheran. Mentre per i moderati si tratterebbe di una opportunità, anche nell’ottica di potere scongiurare le sanzioni e quindi ridare slancio ad una economia in grave difficoltà, la parte più conservatrice ritiene che la proposta di Trump non deve essere neppure considerata senza che gli USA non ritornino a considerare valido l’accordo sul nucleare firmato da Obama, insieme a Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. La tattica di Trump è applicata allo schema di negoziazione ormai tipico del presidente americano: affrontare in maniera aggressiva l’interlocutore, come primo fase, per poi passare ad una linea meno dura, che prevede aperture inaspettate. Una linea di condotta dove la conduzione delle trattative deve essere sempre in mano al capo della Casa Bianca. Questo schema sembra avere funzionato con la Corea del Nord, a meno di smentite che consistono in un comportamento ambiguo di Pyongyang, ma non sembra applicabile con tutto l’establishment iraniano. Nonostante che l’accordo sul nucleare sia stato di portata storica, i ceti più integralisti e conservatori non sono mai stati favorevoli a quanto firmato, perchè lo considerano una limitazione alla sovranità iraniana di fronte alla comunità internazionale. Il fatto che il nuovo presidente americano abbia ritirato la firma dall’accordo ha rappresentato la conferma dell’inattendibilità americana, che resta il nemico numero uno dell’Iran. Per i conservatori la proposta di Trump è considerata una umiliazione a cui si deve evitare di sottoporsi, anche per non essere paragonati alla Corea del Nord, costretta a sedersi al tavolo delle trattative da una situazione di assoluto bisogno. Tuttavia se gli USA dovessero diminuire le pressioni economiche, forse, almeno una parte dei conservatori potrebbe cambiare idea. Diverso è l’atteggiamento dei progressisti, che sono al governo e che considerano l’apertura americana una possibilità che può contribuire a risollevare l’economia del paese. La pressione americana ha provocato il ritiro di molti potenziali investitori e la quotazione della moneta iraniana ha subito un deprezzamento, causando notevoli aumenti dei pressi al consumo, che hanno già provocato diverse proteste di piazza. Riuscire ad invertire questa tendenza sarebbe un successo per i progressisti perchè darebbe un grande contributo alla stabilità del paese. Naturalmente sarà decisivo il comportamento dell’Europa e delle sue aziende, che sono molto indecise tra i benefici delle potenziali commesse iraniane e la paura delle possibili sanzioni americane, che Washington ha promesso per chi non si adeguerà alle disposizioni USA. Dal punto di vista politico, Bruxelles si è sempre detta convinta nel confermare l’accordo, garantendo l’appoggio a Teheran, tuttavia la pressione americana potrebbe provocare un disallineamento tra le posizioni dell’Unione ed il reale comportamento di industrie ed investitori europei a causa del timore di vedersi precluso il mercato americano. Una delle richieste ritenute più importanti dal governo iraniano è quella di non bloccare le esportazioni di greggio, che hanno raggiunto la cifra di 2,8 milioni di barili al giorno e che scatterebbero dal prossimo novembre. Questo argomento potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza per un negoziato tra i due paesi, che, se avvenisse, avrebbe ricadute positive per entrambi i contendenti. Per Trump potere riscuotere il successo diplomatico con l’Iran, sarebbe la seconda affermazione in campo internazionale dopo quella conseguita con la Corea del Nord. Per il governo in carica a Teheran l’affermazione sarebbe addirittura doppia: interna perchè avrebbe la conseguenza di scongiurare una pericolosa deriva economia ed esterna perchè consentirebbe all’Iran di trattare alla pari con gli USA. Considerate queste valutazioni, se gli USA si dimostreranno ragionevoli ed allenteranno la pressione sull’Iran  esistono buone probabilità per arrivare all’apertura di un negoziato; con quali esiti non è dato di sapere.   

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